“Test periodici a medici e infermieri in prima linea”, Bologna ha un piano

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Al Policlinico S.Orsola di Bologna parte un piano per fare controlli periodici sui sanitari in corsia. Ma c'è preoccupazione per la carenza di strumenti: "Ritardi nelle consegne" Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

BOLOGNA – “Abbiamo un piano per cui riusciremo a testare periodicamente gli operatori sanitari” di Bologna impegnati negli ospedali ad affrontare l’emergenza coronavirus. Lo garantisce Francesco Violante, direttore della medicina del lavoro del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, ascoltato questa mattina in videoconferenza dalla commissione Politiche della salute del Comune.

Gli operatori, spiega Violante, saranno “testati non per scopi diagnostici ma per controllare la circolazione virus tra i sanitari. E’ importante perchè la maggioranza di chi è positivo lo è diventato non perchè infettato dai pazienti, ma dai colleghi. E’ una caratteristica non solo italiana, ma comune a tutte le epidemie” causate da virus respiratori come il covid-19.

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CARENZA E RITARDI SU MASCHERINE E TAMPONI

Preoccupa però la possibile carenza di strumenti: non solo per le mascherine c’è difficoltà di reperimento, infatti, ma anche per il materiale necessario a fare i tamponi. “Durante questo periodo, gli egoismi nazionali tendono a tornare in superficie- sottolinea Violante- noi acquistiamo queste tecnologie dall’estero e questo può determinarci alcuni problemi”. Ad esempio, cita il dirigente del Sant’Orsola, “abbiamo ritardi nelle consegne dei reagenti per le attività dei laboratori da parte di Francia e Germania, che non riteniamo collegati a carenze di prodotti ma al fatto che i Governi nazionali tendono a mantenere le proprie scorte invece di rifornire gli altri Paesi”. Per questo l’Alma Mater di Bologna ha messo in moto i propri laboratori, pronti a produrre i reagenti chimici e le provette di plastica per i tamponi in caso di carenze di materiale.

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Del resto, sottolinea Violante, “se non arrivano i prodotti dall’estero noi non facciamo più i tamponi, perchè abbiamo le macchine ma non avremmo la benzina per farle funzionare”. E’ anche per questa ragione che “ad oggi non abbiamo avuto tutti i test che avremmo voluto avere a disposizione” per sottoporre al tampone tutti gli operatori sanitari.

“Questo è un evento rispetto al quale eravamo impreparati“, ammette il dirigente del Sant’Orsola. Che non nasconde le critiche: “Avevamo già avuto epidemie di questo genere in passato, come la Sars nel 2003, che fortunatamente rimase confinata a livello orientale. Questo però non ha impedito che oggi ci trovassimo ad affrontare l’epidemia da covid-19 senza scorte strategiche. E’ una lezione per il futuro, perchè non si ripeta una situazione del genere”.

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