Tg Ambiente, edizione del 19 gennaio 2021
– 2020 SU PODIO 3 ANNI PIÙ CALDI QUASI PARI CON 2016
Il 2020 appena trascorso è stato uno dei tre anni più caldi da quando se ne tenga registro, cioè da metà 1800, rivaleggiando con il 2016 per il primo posto in classifica. Lo stabilisce l’Organizzazione meteorologica mondiale, agenzia Onu dedicata allo studio dell’atmosfera. Le differenze nelle temperature medie globali tra i tre anni più caldi – 2016, 2019 e 2020 – sono ‘impercettibilmente piccole’. La temperatura media globale nel 2020 è stata di circa 14,9 gradi, 1,2 gradi al di sopra del livello preindustriale 1850-1900. Ancora una volta preoccupa la serrata frequenza dei record: il 2011-2020 è stato il decennio più caldo mai registrato e i sei anni più caldi si sono verificati tutti a partire dal 2015. “Ci stiamo dirigendo verso un catastrofico aumento della temperatura da 3 a 5 gradi Celsius in questo secolo”, avverte il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, la tutela del clima sia quindi “la massima priorità per tutti, ovunque”, è il suo appello.
– ENEA-INGV: 2020, NUOVO RECORD RISCALDAMENTO OCEANI
Nel 2020 la temperatura media globale dell’oceano è la più elevata mai rilevata, e i cinque anni più bollenti mai registrati per i mari si sono verificati tutti a partire dal 2015. Lo stabilisce il primo studio sul riscaldamento globale degli oceani, elaborato da un team internazionale tra cui ricercatori italiani dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dell’ENEA. Nel 2020, rispetto al 2019, lo strato dell’oceano tra la superficie e i 2.000 metri di profondità ha assorbito un calore equivalente a quello prodotto da 630 miliardi di asciugacapelli in funzione giorno e notte per un anno intero. Il contenuto di calore dell’oceano, per il ruolo che esso riveste nel modulare il clima della Terra, è il miglior indicatore del fatto che il pianeta si sta riscaldando. Oceani più caldi, inoltre, influiscono notevolmente sulle condizioni meteorologiche locali, provocando piogge più intense e un numero più elevato di tempeste e uragani, per giunta di maggiore intensità, aumentando anche il rischio di inondazioni. Il mar Mediterraneo non è da meno, anzi: è il bacino con il tasso di riscaldamento e di variazione di salinità maggiori.
– METHANESAT ANDRÀ IN ORBITA CON FALCON 9 DI SPACEX
Il satellite MethaneSAT – progettato per rilevare le concentrazioni in atmosfera di metano, potente gas serra – andrà in orbita a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX. In base al contratto firmato con la società ‘spaziale’ di Elon Musk, il lancio del satellite, ancora in fase di costruzione, è in programma per una finestra che si aprirà il Primo ottobre 2022. MethaneSAT – progettato per fornire una maggiore sensibilità e una migliore risoluzione spaziale rispetto agli strumenti attuali – si unirà a un gruppo sempre più numeroso di satelliti pensati per rilevare le concentrazioni di metano in atmosfera. La riduzione del 45% delle emissioni legate all’industria oil&gas entro il 2025 produrrebbe lo stesso beneficio climatico ventennale della chiusura di un terzo delle centrali elettriche a carbone del Mondo, stima l’Environmental Defense Fund, dal quale dipende la società responsabile del progetto MethaneSAT.
– LOCUSTE IN AFRICA ORIENTALE, A RISCHIO SETTE PAESI
Sciami di locuste del deserto tornano a espandersi in tutta la regione dell’Africa orientale dai loro luoghi di riproduzione nel Corno d’Africa. Entro la fine del mese ben sette Paesi dell’area potrebbero subire l’invasione dei famelici insetti. L’avvertimento arriva dalla Fao. Schiere di giovani locuste continuano a migrare verso sud dalle loro aree di riproduzione in Etiopia orientale, Somalia centrale e Kenya settentrionale. La fase di riproduzione è ancora in corso nel nord-est e nord-ovest della Somalia e probabilmente anche in altre aree del nord del Paese, dove le condizioni sono molto favorevoli all’accoppiamento grazie alle zone umide create dal passaggio del ciclone Gati. I cambiamenti climatici hanno avuto un ruolo nella crescita esponenziale del numero di insetti, che si riproducono con un incremento di 20 volte ad ogni generazione. Un riscaldamento anomalo della parte occidentale dell’Oceano Indiano rispetto a quella orientale ha portato un prolungato periodo di piogge eccezionali, compresi diversi rari cicloni, e le locuste del deserto prosperano dopo periodi di forti piogge nei loro habitat normalmente aridi.
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