Tra un mese voteremo 5 referendum abrogativi sulla giustizia, tutto quello che devi sapere
Si avvicina l’election-day, fissato per domenica 12 giugno con i seggi aperti dalle ore 7 alle ore 23. Gli aventi diritto potranno votare per le elezioni amministrative in 982 Comuni (con ballottaggio il 26 giugno), 21 capoluoghi di provincia, 4 quattro capoluoghi di regione e per il referendum abrogativo con i cinque quesiti in materia di giustizia.
Quelli non ammessi dalla Corte Costituzionale sono quelli sull’eutanasia, poiché non preservava la tutela minima necessaria della vita, e quello sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis poiché, nel testo presentato, faceva riferimento alle sostanze stupefacenti in generale.
Primo quesito: incandidabilità per i politici con reati gravi
Nel nostro ordinamento chi è condannato in via definitiva per alcuni gravi reati non può candidarsi alle elezioni o assumere cariche governative. Se è già stato eletto può decadere; per chi è eletto in un ente locale, come Comune o Provincia, la sospensione è automatica dopo la sentenza di primo grado.
La legge Severino è stata approvata nel 2012 dopo un lungo iter iniziato nel 2009, quando il Guardasigilli era Angelino Alfano, e diverse modifiche per ratificare l’attuazione dell’articolo 6 della convenzione dell’ONU contro la corruzione e quindi armonizzarla al nostro sistema giudiziario.
Con il sì l’interdizione dai pubblici uffici sarà decisa, caso per caso, dai giudici. Per i sostenitori del sì la norma è eccessivamente penalizzante soprattutto in ambito locale. Per i difensori del no in questo modo si abroga tutta la legge e non è un bene soprattutto se si guarda al Parlamento.
Secondo quesito: misure cautelari
La custodia cautelare è attualmente prevista e disciplinata dall’art. 285 codice di procedura penale. È disposta dal giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero, se durante le indagini emerge il pericolo di fuga, alterazione delle prove o ripetizione del reato.
L’arresto è immediato e da quel momento la persona in questione vede le sue libertà limitata. Barrando la casella del “sì” questo provvedimento è eliminato: per i fautori del sì questa è una misura di cui si abusa in violazione della presunta innocenza. Per i promotori del no il rischio è quello di non poter più applicare tale misura se si parla di reati gravi.
Terzo quesito: la separazione delle carriere
Per l’ordinamento italiano i magistrati possono passare più volte dalla carriera di Pubblico Ministero, che si occupa di indagini, a quella di giudice che invece emette le sentenze. Se passa il sì a inizio carriera il magistrato dovrà scegliere una delle due professioni da perseguire.
Chi è per il sì dichiara che in questo modo si ristabilisce il principio di imparzialità che deve essere tipico dei giudici. I favorevoli del no sostengono invece che in questo modo non si otterrebbe una reale separazione delle carriere: il percorso di formazione, il concorso e anche gli organi di governo sono gli stessi.
Quarto quesito: valutazione dei magistrati
I Consigli Giudiziari sono organi del CSM preposti a valutare l’operato dei magistrati e sono costituiti presso ciascun distretto di Corte d’Appello. Il voto è espresso solo da magistrati. Col sì anche avvocati e professori universitari, che oggi fanno parte dei consigli senza diritto di voto, potranno esprimersi. Per il sì il nuovo corso porterebbe a valutazioni più obiettive e attendibili. Per i no l’avvocato, che svolge un ruolo di controparte del magistrato, non dovrebbe occuparsi delle valutazioni di Pm e giudici.
Quinto quesito: elezione del Consiglio Superiore della Magistratura
IL CSM è l’organo di governo della magistratura, composto da 27 membri e presieduto dal Presidente della Repubblica. Per candidarsi come membro, un magistrato deve raccogliere e presentare dalle 25 alle 50 firme di altri magistrati a proprio supporto.
Con il sì viene abrogato l’obbligo a trovare le firme, sarà necessaria la presentazione della propria candidatura. Per i favorevoli al sì la raccolta delle firme non è sinonimo di merito ma solo di accordi politici e di correnti. Per i sostenitori del no questo cambiamento non eliminerebbe il peso del cosiddetto sistema delle correnti.
Formule, quorum e decadimento quesiti
Ogni quesito inizia con “Volete voi che sia abrogato (…) “ e prosegue elencando il numero della legge comprensiva di articoli e commi inerenti la domanda. Per esprimere la volontà di un cambiamento occorre rispondere Sì, per mantenere la situazione attuale occorre barrare la casella del No.
Affinché il voto di un referendum possa essere ritenuto valido occorre raggiungere un quorum ovvero dovrà andare a votare la maggioranza degli aventi diritto. Prima dell’apertura dei seggi, i quesiti numero 1, 4 e 5 potrebbero decadere se nel corso di queste settimane verrà approvata la riforma Cartabia che tratta anche queste materie.
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Fonti: Speciale Referendum – Ministero dell’Interno/Decreto per la fissazione della data
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