Tumore al seno, Europa Donna al fianco di medici e ricercatori

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Tempo di Lettura: 3 minutiROMA (ITALPRESS) – Il tumore al seno è la prima causa di morte per tumore nelle donne. Il report “I numeri del cancro” stima in Italia per l’anno 2022 circa 55.700 nuovi casi di questo tumore: numeri imponenti, ma sempre meno cattivi. Dalla fine degli anni ’90, infatti, si osserva una continua tendenza alla diminuzione […]

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ROMA (ITALPRESS) – Il tumore al seno è la prima causa di morte per tumore nelle donne. Il report “I numeri del cancro” stima in Italia per l’anno 2022 circa 55.700 nuovi casi di questo tumore: numeri imponenti, ma sempre meno cattivi. Dalla fine degli anni ’90, infatti, si osserva una continua tendenza alla diminuzione della mortalità per carcinoma mammario con un calo dello 0.8% all’anno, che viene ricondotto sia a una maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce, sia ai continui progressi terapautici. Informazione, sensibilizzazione, dialogo con le istituzioni e sostegno alla ricerca hanno fatto e continuano a fare la differenza. La mortalità per tumore al seno è stimata in 12.500 decessi, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%, la probabilità di vivere di ulteriori quattro anni dopo la diagnosi è del 91%. Questi i temi trattati da Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, associazione di promozione sociale che tutela i diritti alla prevenzione e alla cura dei tumori al seno, intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Nel 2024 compirà 30 anni, siamo pronte per stare insieme ai medici e ai ricercatori, a quelle che sono le nuove frontiere della medicina, pronte a iniziare nuovo ciclo di 30 anni, per educare le pazienti sulle nuove terapie, far leva sul fatto che l’accesso ai trial clinici è molto importante, che non bisogna avere paura dei tumori, persino di quello metastatico – ha esordito – E’ importante stare insieme, avere fiducia nel proprio medico, per questo facciamo anche molte ore di formazione”. Un’associazione, Europa Donna Italia, che è nata da un’idea di Umberto Veronesi espandendosi poi a livello globale: “Umberto Veronesi una volta aveva visto tante donne al congresso di Washington che richiedevano una percentuale di investimenti per la ricerca sul cancro – ha raccontato – Lui poi è venuto qui per far nascere Europa Donna, non solo in Italia ma inizialmente in tre nazioni, ed è ora presente in 47 paesi. Le pazienti radunandosi aiutano le altre pazienti, ma rappresentano anche un gruppo di pressione importante per poter incidere sulle decisioni delle istituzioni”.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica sul cancro metastatico, di recente Europa Donna Italia ha lanciato un videoclip diffuso da tutti i media nazionali: “In 45.000 donne quello al seno diventa un tumore metastatico e c’è bisogno di far tanto – ha spiegato – Noi abbiamo prodotto un video, poi abbiamo chiesto il patrocinio al Ministero della Salute e anche la Pubblicità Progresso, così è diventata una campagna sociale e tutti i media lo hanno ripreso. Il video ha fatto il giro delle televisioni e questo è importante”. Attualmente, un importante progetto di Europa Donna Italia è quello legato a Sant’Agata, la protettrice del seno, che tramite la mediazione dell’arte punta a far crescere la consapevolezza dell’importanza degli screening: “Il progetto Sant’Agata è un progetto che si rifà alla figura di Sant’Agata. E’ la protettrice del seno, come sappiamo, e abbiamo pensato di fare realizzare dei murales artistici da artiste che interpretano la santa in versione moderna – ha aggiunto D’Antona – Siamo partiti dal problema che lo screening è l’unico importante strumento per vincere il tumore al seno, ma in realtà è poco partecipato perchè nella media mi sembra che l’adesione allo screening sia troppo bassa, circa al 60%, su una popolazione di milioni di donne”.
“Abbiamo così pensato di fare un murales in modo tale che nelle diverse città, nel giro di due o tre anni, saranno circa cento, con Sant’Agata che ricorderà ogni volta di partecipare allo screening. Le donne vanno a fare lo screening, fanno la fotografia al murales e poi la mandano le amiche – ha concluso – E’ questo lo scopo del murales, deve essere attivo e non statico, pur essendo un’opera d’arte di strada”.

– foto video da Medicina Top –
(ITALPRESS).

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