Tumore dell’esofago, fumo e obesità i principali fattori di rischio

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Tempo di Lettura: 3 minutiMILANO (ITALPRESS) – Prima di raggiungere lo stomaco, il cibo che abbiamo mangiato, il bolo alimentare, percorre l’esofago, un canale lungo circa 25 centimetri. Il passaggio tra esofago e stomaco è un’area anatomica complessa, detta giunzione esofago-gastrica, che svolge l’attività di una vera e propria valvola, e proprio qui e nella regione inferiore dell’esofago, l’esofago […]

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MILANO (ITALPRESS) – Prima di raggiungere lo stomaco, il cibo che abbiamo mangiato, il bolo alimentare, percorre l’esofago, un canale lungo circa 25 centimetri. Il passaggio tra esofago e stomaco è un’area anatomica complessa, detta giunzione esofago-gastrica, che svolge l’attività di una vera e propria valvola, e proprio qui e nella regione inferiore dell’esofago, l’esofago distale, si sviluppa uno dei tumori che ha fatto registrare il maggior tasso di crescita degli ultimi 30 anni, anche se per fortuna resta un tumore non molto frequente. Il tumore della giunzione esofago-gastrica esofago distale è all’ottavo posto della classifica dei tumori solidi più frequenti ed è il più diffuso nei paesi più industrializzati, Europa e Stati Uniti. Si stima che in Italia vengano diagnosticati circa 2.000 tumori all’anno, tra i fattori di rischio che ne caratterizzano lo sviluppo, la malattia da reflusso gastro-esofageo, l’obesità, il fumo. Sono questi alcuni dei temi trattati da Riccardo Rosati, primario dell’Unità di Chirurgia Gastroenterologica e dell’Unità Week Surgery dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, nonchè professore ordinario di chirurgia generale all’Università Vita-Salute San Raffaele e direttore della scuola di specializzazione in chirurgia generale presso lo stesso ateneo, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“L’esofago è il tubo che sostanzialmente collega la bocca allo stomaco ed è nato per vivere in un ambiente a ph neutro. Se una persona beve soda caustica o acido muriatico, brucia l’esofago – ha esordito il professore – Tra esofago e stomaco c’è una piccola valvola che serve a evitare che contenuto dello stomaco a ph acido vada nell’esofago. In alcune persone non funziona e il contenuto dello stomaco tende a rifluire. Se non diagnosticato o non trattato, può succedere che si possa evolvere verso un fenomeno di degenerazione, una displasia di basso grado che poi diventerà di alto grado e può a sua volta evolvere in un cancro”. Una patologia che spesso viene sottovalutata, non solo dal paziente ma dallo stesso medico: “Il fumo e l’obesità sono i fattori di rischio più importanti di questa patologia. A chi soffre di questo disturbo, consiglio di non sottovalutarlo. Il problema è che molto spesso i medici tendono a prescrivere meno esami e sottovalutano questi sintomi – ha spiegato – Al paziente che da dieci anni ha il reflusso e poi non riesce più a mangiare, è giusto che il medico suggerisca l’endoscopia, che è il primo momento diagnostico”.
“Può essere anche un fattore di prevenzione, se si scopre la metaplasia intestinale ci sono dei metodi per curare e prevenire l’ulteriore degenerazione verso la displasia. I sintomi del reflusso – ha evidenziato – non vanno sottovalutati e soprattutto il medico deve ascoltare il paziente. Molto spesso ci sono pazienti che giungono con diagnosi avanzate e sono stati proprio loro a chiedere al medico l’endoscopia”.
E sui passi avanti nelle cure: “Oggi stiamo studiando molto anche la familiarità, ma per questa patologia è un argomento ancora controverso. Un paziente che ha da anni sintomi da reflusso e nota un cambiamento nella sua patologia, deve fare una endoscopia, il test principe di screening – ha ribadito – La novità è che non esiste più il chirurgo che tratta singolarmente, tutti i malati oncologici vanno discussi in un gruppo multidisciplinare e il paziente viene affidato a una decisione collegiale. Oggi purtroppo la maggioranza di questa patologia arriva con una diagnosi ahimè tardiva, è importante insistere sulla prevenzione. La chirurgia oggi è prevalentemente mini invasiva, non si opera più con grandi tagli al torace, ma con piccole cannule”.
Infine, uno sguardo alle prospettive future legate a questo tipo di tumore: “Al di là dei tassi di complicanze e mortalità a breve termine, è molto cambiata la sopravvivenza a lungo termine, più che raddoppiata negli ultimi 15 anni. Pur restando un tumore a relativamente bassa frequenza, è però quello che negli ultimi trent’anni è aumentato maggiormente in percentuale – ha concluso Rosati – Nel 2030 ahimè sarà ancora aumentato, perchè questo è un tumore molto subdolo”.

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).

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