Una scoperta sensazionale nel Parco archeologico naturalistico di Vulci

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Nella necropoli di Poggetto Mengarelli, all’interno del Parco archeologico naturalistico di Vulci, nel bel mezzo della Maremma tosco-laziale, è stata fatta una scoperta sensazionale. È stata rinvenuta la tomba di un bambino appartenente a una famiglia aristocratica di origine etrusca risalente a 2.700 anni fa.

“È uno dei ritrovamenti più antichi di Vulci e della civiltà etrusca, la prima cultura storica”, ha commentato entusiasta Carlo Casi, direttore del parco di Vulci intervistato da SiViaggia.

All’interno del sarcofago è emerso un ricco corredo funerario. Il pezzo di maggiore rilievo è un’anfora di argilla con motivi geometrici che ha delle decorazioni soprelevate nella parte alta a forma di piccole brocche. “Una decorazione rarissima”, ha spiegato Casi, “che esiste solo in un altro pezzo simile, trovato anch’esso a Vulci, e oggi esposto al Museo del Louvre di Parigi. Si tratta di un reperto rarissimo, importante e prezioso, perché testimonia la presenza di una scuola di decorazioni a Vulci. La mano che ha realizzato i vasi è quindi la stessa ed è datata tra la fine dell’VIIi secolo e l’inizio del VII ovvero l’inizio della civiltà etrusca”.

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Il ritrovamento degli archeologi a Vulci @Carlo Casi

Il corredo all’interno della tomba comprende alcuni piccoli oggetti personali, delle piccole ossa delle falangi delle dita e i resti di un panno che conteneva le ceneri umane in seguito al rito della cremazione. Questi ritrovamenti fanno dunque presumere che si tratti del sepolcro di un bambino. Si deduce che fosse un maschio per la presenza di una corta lancia di ferro. Ci vorrà qualche mese per avere la certezza del ritrovamento, solo le analisi potranno rivelarci veramente la valenza di tale scoperta.

Questa incredibile scoperta archeologica è solo l’ultima di una serie di ritrovamenti effettuati a Vulci. Lo scorso anno è stata rinvenuta, tra i tantissimi oggetti degli scavi, una statua, sempre di origine etrusca, raffigurante un leone alato risalente al VI secolo a.C.. Un tesoro ritenuto dagli esperti così prezioso da essere candidato tra le cinque scoperte archeologiche più importanti del 2019 a livello mondiale e che concorre per l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, un premio dedicato all’archeologo di Palmira, in Siria, che ha pagato con la propria vita la difesa del patrimonio culturale, giunto ormai alla sesta edizione. E non sarà neppure l’ultima.

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I vasi all’interno della tomba @Carlo Casi

“Noi siamo seduti su una miniera d’oro”, ha detto Casi. “Ci sono centinaia di migliaia di tombe che sono pronte per essere trovate. Qui sotto c’è una città che esisteva 6-7 secoli prima di Roma, ci sono centinaia di ettari di necropoli, quasi tutti inesplorati. In soli 20 metri quadrati scavati dal 2016 abbiamo rinvenuto ben 106 tombe e sono centinaia gli ettari di terreno ancora da scavare”.

Il Parco di Vulci è stato il primo a riaprire nel Lazio lo scorso 18 maggio dopo lo stop dovuto alla pandemia di Coronavirus. La novità dell’estate sarebbe stata una nuova passerella multimediale – accessibile anche a persone disabili – che, per via dell’interruzione forzata dei lavori all’interno del parco, sarà pronta entro fine anno. Sarà tuttavia una delle passerelle più innovative che si siano mai viste. Servirà per valorizzare gli scavi in quanto consentirà di camminare un metro sopra le tombe, avrà dei balconcini che, attraverso ampi schermi virtuali con un sistema a prova di Covid-19, all’interno dei quali comparirà il corredo che si trovava all’interno della relativa tomba. Sarà un po’ come immedesimarsi nel momento della scoperta insieme agli archeologici che ogni giorno lavorano nel parco di Vulci.

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I reperti nella tomba di Vulci @Carlo Casi

da Si Viaggia

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