Una storia di Palermo che non sai: quando il Cardinale sequestrò tutti i ventagli
Quella che vi raccontiamo oggi è una notizia vera, anche se non proprio dei nostri giorni.
Ai suoi tempi fece veramente scalpore e passando di bocca in bocca si diffuse in breve in tutta la Sicilia. Si trattò infatti di un vero e proprio “maxi sequestro”, ma non, come potremmo pensare oggi, di stupefacenti o banconote false bensì, pensate un po’, di ventagli.
Ma andiamo con ordine.
Siamo a Palermo e precisamente intorno alla fine del Settecento. Provenienti dalla Cina, incominciano in quegli anni a diffondersi i primi ventagli che, data la calura delle nostre zone, ci misero invero poco a divenire accessorio di uso comune. Il ventaglio infatti venne presto considerato un cult e le nobildonne, ma non solo loro, durante l’estate ne fanno tutte largo uso.
Nascono addirittura dei veri e propri corsi di sventagliamento “a ciusciata”. Infatti, a seconda di come ci si sventagliava, si riusciva a capire se una donna era di alto rango oppure apparteneva ai cosiddetti bassi ceti. Ma in un’epoca in cui la libertà della donna era invero molto limitata, le femmine che come si dice, ne sanno sempre una più del diavolo, incominciarono ad utilizzare il ventaglio anche per un secondo fine.
Esse infatti oltre che a rinfrescarsi riuscivano, attraverso il movimento, a creare più di 30 segni convenzionali attraverso i quali poter nascostamente comunicare a distanza e senza destar sospetti con il proprio amante. Insomma potremmo definire il ventaglio come un vero e proprio precursore dei nostri moderni sms.
Ne nacquero presto anche situazioni paradossali, con liti furibonde e sfide tra uomini che si ritenevano destinatari delle ambigue ciusciate della stessa donna; insomma il ventaglio era divenuto una vera e propria “emergenza sociale”. La cosa arrivò presto alle orecchie della chiesa e precisamente all’allora cardinale Sanseverino che, per frenare la lascivia delle donne palermitane e per evitare che l’oggetto diventasse motivo di disturbo dell’ordine pubblico ne ordinò, udite udite, il sequestro ed il rogo.
Insomma, che le donne siciliane siano calde, è storia antica!
di Nando Cimino
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