VIDEO | Allontanamenti dei minori, Palmieri (Inpef): “È una questione umanitaria”
- Annalisa Ramundo
- 26/07/2020
- Donne
- a.ramundo@agenziadire.com
ROMA – “L’allarme allontanamenti non c’e’ da oggi, e’ gia’ scattato circa venti anni fa, quando c’e’ stata l’istituzione dei servizi territoriali con tutta la filiera che questo ha comportato. Sono 40mila i bambini affidati ai servizi extrafamiliari, in affido eterofamiliare, 500mila i bambini affidati ai Servizi Sociali. Oggi non e’ piu’ un allarme, ma una questione umanitaria molto grave ed e’ una tragedia italiana che non viene ascoltata dalle istituzioni”. Cosi’ all’agenzia di stampa Dire Vincenza Palmieri, presidente Inpef e Stati Generali sulla Tutela dei Minori, a margine del focus group ‘La violenza istituzionale. Conoscere per cambiare, cambiare per migliorare‘, organizzato ieri pomeriggio alla Casa Internazionale delle Donne a Roma dall’associazione Penta Mariano.
“Credo che dobbiamo continuare assolutamente a parlare di questo tema e far arrivare la voce dei 40mila bambini allontanati e delle 500mila famiglie affidate ai Servizi Sociali- continua Pini- Non e’ una questione di business delle case famiglie o di ordini professionali. È una questione che riguarda la politica nazionale, le politiche sociali, perche’ il business e’ esclusivamente politico“. Una denuncia forte, ribadita nel corso dell’incontro da Palmieri.
Tre gli “anelli” di quella che la presidente di Inpef chiama la “filiera. La legge 328 del 2000 proponeva che tutti i Comuni al di sotto dei 5mila abitanti potevano convenzionarsi con associazioni o cooperative di assistenti sociali ed educatori– spiega durante il focus group- E cosi’ in 7mila Comuni italiani abbiamo visto cooperative dei Servizi Sociali convenzionarsi con le amministrazioni comunali: nasceva cosi’ il primo anello della filiera”. Il secondo e’ “quello dei centri per la valutazione genitoriale: un’altra cooperativa, un altro centro privato, cosi’ come e’ privato il servizio sociale comunale, dove ci sono psichiatri e neuropsichiatri”. Terzo e ultimo “anello della filiera, l’educatore domiciliare, sempre in convenzione con il Comune“. E “mentre accade tutto questo- continua Palmieri- nasce la necessita’ di fare una Ctu. I quesiti delle Ctu distruggono le famiglie italiane– denuncia- I quesiti sono di tipo psichiatrico-psicologico”. Ma “cosa c’entra il profilo di personalita’ con la valutazione genitoriale, che e’ un’altra competenza e un altro profilo che riguarda la persona? Il Protocollo di Milano ci dice che anche se una mamma o un papa’ hanno disturbi psichiatrici questi potrebbero non inficiare la capacita’ genitoriale. È importante l’analisi che si fa nella Ctu, che e’ un anello intermedio della filiera. La stanza della Ctu e’ un’aula di tribunale. La risultanza della consulenza sara’ un cumulo di sciocchezze e di falsita’, mai potra’ corrispondere a verita’ il dolore di una madre. Che setting e’ quello in cui tutti quelli che vengono analizzati sanno che ogni parola verra’ trascritta e riferita al giudice?”.
Le Ctu per Palmieri sono “un atto irregolare, non possono essere utilizzate per la valutazione delle capacita’ genitoriali, la logica e’ solo politica- denuncia- Questi ragazzini vanno a finire in casa famiglia, a volte ci vanno a finire mamme e bambini. In Italia ci sono circa 7mila case famiglia, che significano come minimo 4mila posti letto da riempire ed ogni giorno se ne creano di nuovi. Una struttura non puo’ rimanere senza bambini, perche’ altrimenti non prende i soldi. Appena un bambino viene riportato a casa sua e si libera un posto in casa famiglia, un altro bambino deve essere preso per essere portato li'”.
Palmieri punta il dito contro “politici locali e nazionali, quelli che sono dietro le cooperative e le associazioni”, che “rappresentano pacchetti di voti. Molti sottosegretari, consiglieri regionali e comunali- insiste- sono li’ perche’ continuano a pilotare appalti e fare in modo che il bacino dei bambini d’Italia mantenga lo status quo. Dobbiamo chiudere i manicomi per bambini, il progetto che l’Inpef sostiene e’ di aiutare le famiglie a casa loro, quelle che hanno bisogno. Non vogliamo licenziare tutti gli operatori che lavorano nelle case famiglia- conclude- queste figure professionali devono essere riqualificate e riconvertite”.
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