VIDEO | Cisco torna live e fa ballare Bologna
- Adriano Gasperetti
- 18/07/2020
- Bologna, Emilia Romagna
- a.gasperetti@agenziadire.com
L'ex dei Modena City Ramblers: "Servono fondi per incentivare l'organizzazione di concerti" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
BOLOGNA – L’entusiasmo e la voglia di suonare dei musicisti di Stefano ‘Cisco’ Bellotti, ex voce dei Modena City Ramblers, si percepiscono appena entrati a Porta Pazienza, all’ex Fattoria Masaniello, al Pilastro, a Bologna. ‘Armati’ di mascherina, misurata la temperatura corporea all’ingresso, ci si ‘tuffa’ nell’attesa per il concerto che sarà il culmine della serata organizzata da Cefa Onlus, che da oltre 40 anni è al fianco di comunità colpite da fame, povertà e guerra: dall’Ecuador al Kenya, dal Guatemala alla Tunisia, ovunque ce ne sia bisogno.
Questa volta l’occasione è quella per ribadire il “no” al razzismo e per cercare di intervenire negli Stati più colpiti dal coronavirus con aiuti, kit e mascherine. Anche con l’aiuto, volontario, di chi assisterà al concerto.
Il concerto al Pilastro “è la nostra prima data ufficiale con la formazione al completo- spiega Cisco all’agenzia Dire- Di solito in questo periodo avevamo già fatto 30-40 date. Il periodo è complicato per il mondo della musica, per gli addetti ai lavori. Ora dovremo capire come muoverci, come andare avanti nel post pandemia. È tutto strano, complicato, ma c’è voglia di ripartire, di cominciare a suonare”. E fin dall’inizio, dalle prime note, si capisce quanta voglia abbiano di suonare i musicisti di Cisco. E Cisco stesso. Che in scaletta ha previsto pezzi della sua carriera da solista, come La Lunga Notte, con cui apre il concerto, come Figurine, tratto dal più recente album solista ‘I Dinosauri’, come Aquile Randagie, singolo scritto per la colonna sonora dell’omonimo film sullo scoutismo ai tempi del fascismo.
E poi Io sono Best, pezzo scritto da Cisco sulla leggenda nordirlandese George Best, perché Cisco non ha mai nascosto la sua passione per il calcio. “Questo periodo passato mi sono sentito un disoccupato– continua Cisco alla Dire- Il lavoro del musicista è vero che non è legato solo ai concerti, ma sapere che non hai la prospettiva di fare un tour, questo ti toglie il fiato. Tornare su un palco è liberatorio. Stare sei mesi senza suonare è stata dura, difficile”.
Pur con le limitazioni del caso, con le esigenze dell’emergenza sanitaria, il pubblico si gode in pieno il concerto, rispettando le distanze ma quasi saltando sul posto, cantando a squarciagola. Il concerto è all’aperto, i limiti sono rispettati in tutto (numero di persone presenti) e per tutto (mascherine). Limitazioni che non tolgono la voglia di spettacoli, di musica dal vivo al pubblico. Che si scatena quando arrivano i grandi classici portati al successo da Cisco con i Modena City Ramblers: da Transamerika all’eterna Cento Passi, dedicata a Peppino Impastato e a sua madre Felicia e a tutte le vittime di mafia, passando per una travolgente Bella Ciao, fino a Ninna Nanna, con cui Cisco ha chiuso il concerto dopo un’ora e mezza di musica di qualità.
“Il pubblico si scalda quando parte la nostra musica- continua Cisco- Ma sono tutti molto attenti e rispettosi delle regole. È bello ricominciare a suonare proprio in occasione di questa collaborazione con Cefa, con cui ci siamo conosciuti tanti anni fa”. Per ora il tour “è con pochi appuntamenti, economicamente è come non fare nulla, ma è meglio di niente. Bisognava ripartire, dovevamo farlo e lo facciamo. Io amo troppo il mio lavoro, fosse per me suonerei ogni sera”. Perché la pandemia non fermerà Cisco. E neanche la musica.
CISCO: “SERVONO FONDI PER INCENTIVARE ORGANIZZAZIONE CONCERTI”
Dieci date, difficilmente saranno di più. È l’estate della musica durante l’emergenza coronavirus, a conferma di un momento non certo esaltante per la musica dal vivo. È l’estate in tour di Stefano ‘Cisco’ Bellotti, ex voce dei Modena City Ramblers, oggi una delle voci più importanti del folk italiano, uno dei pochi artisti che sta portando in giro per l’Italia la sua musica, con tutte le accortezze possibili per l’emergenza sanitaria.
“Alla fine saranno dieci date, in estate, ed economicamente è come non fare nulla– spiega all’agenzia Dire, a margine di un concerto a Bologna- Meglio così che niente, che star fermi. Speriamo che l’autunno dia la possibilità di cominciare a girare, anche al chiuso, sempre rispettando le direttive sanitarie”. Non solo: la speranza è che presto arrivino fondi per aiutare il mondo della musica e degli spettacoli dal vivo ad uscire da una crisi senza precedenti, per “incentivare organizzatori, club, locali, teatri, per far sì che i musicisti possano suonare. Dare soldi a pioggia a chi sta fermo è quasi come buttarli via. Bisogna usare i soldi per incentivare le organizzazioni dei concerti. E da lì riparte il giro, per tecnici, fonici e quelli che lavorando nel mondo della musica”.
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