VIDEO | Coronavirus, da Las Palmas Giorgio canta la quarantena con 38 amici

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Il musicista napoletano ha tradotto in italiano il testo della canzone 'Quizas, quizas, quizas' in cui si parla di incertezza rispetto ad un evento che dovrebbe terminare Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

NAPOLI – “Ancora non comprendo dove, come e quando vivremo ancora il mondo, chissà, chissà, chissà. Così passano i giorni ed io recluso solo ingrasso, e tu che porti il cane a spasso per tre chilometri”. Questa la strofa che Giorgio Vargiu, musicista napoletano trapiantato da quasi quattro anni a Las Palmas de Gran Canaria, ha tradotto in italiano dalla canzone che ha riscritto ed interpretato, insieme ad altre 38 persone sparse per il mondo, per cantare la quarantena ai tempi del Covid-19.
“La mattina lavoro – racconta alla Dire – ma è la musica che mi aiuta e mi tiene impegnato in queste giornate. Stavo ascoltando una canzone dei Los Pancios, dal titolo ‘Quizas, quizas, quizas’, in cui si parla di incertezza rispetto ad un evento che dovrebbe terminare, il riferimento mi pare sia ad una storia d’amore, e mi è sembrata calzante per il periodo che stiamo vivendo. L’ho riscritta per intero, adattandola alla quarantena che rappresenta un po’ tutti noi, e l’idea era di cantarla ricoprendo io più ruoli. Poi, però, mi è venuto in mente di coinvolgere degli amici e farlo insieme: in totale mi hanno risposto 38 persone. La cosa più complicata è stata la sincronizzazione delle stonature di tutti perché ognuno l’ha cantata a modo proprio. È stata anche una sfida per passare il tempo”.
Il testo così come Giorgio lo ha riscritto, in spagnolo, è tutto riferito al modo di trascorrere queste giornate che sembrano tutte uguali e nelle quali ognuno sta rinunciando alle proprie abitudini. “Inizia dichiarando come non sia chiaro – spiega – quando usciremo da questa clausura, c’è chi impazzisce, chi si maledice. Il tempo lo stiamo passando chattando, mangiando, ma quello che vorremmo è capire quando potremo tornare a riabbracciarci”.
Nel testo c’è anche il riferimento a quanto succede ogni giorno a Las Palmas dove “alle 19 tutti si affacciano dai balconi per applaudire i sanitari. È stato un crescendo e adesso a quell’ora suonano a festa anche le campane della chiesa, così come la polizia passa a sirene spiegate”. La conclusione della canzone è in chiave “affettuosa” perché, come scrive Giorgio, “mi annoierei senza poter fare queste ‘stupidaggini’, cosa possibile solo grazie agli amici che si prestano a partecipare”.

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