VIDEO | Coronavirus, De Luca (Cisp): “In Africa bisogna garantire reddito”

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Intervista al direttore dell'ong che nel continente vanta interventi in dieci Paesi e una presenza in alcuni casi trentennale Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Dalla produzione di mascherine di protezione alla distribuzione di presidi sanitari e di brevi video per informare sui meccanismi di trasmissione della malattia: sono solo alcune delle iniziative che il Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli (Cisp) sta realizzando in Africa. Iniziative che sarebbero impensabili senza il sostegno dei moltissimi operatori locali. Lo sottolinea in un’intervista con l’agenzia Dire Alessandro De Luca, direttore dell’ong, che nel continente vanta interventi in dieci Paesi e una presenza in alcuni casi trentennale.

“Questo – dice De Luca – non solo ci ha permesso di sviluppare una conoscenza approfondita dei territori, ma anche la capacita’ di costruire e/o adattare le attivita’ alle varie crisi“. Che in Africa purtroppo non sono rare: “Certo, l’epidemia di coronavirus e’ un’emergenza nuova e specifica – evidenzia il direttore – ma si puo’ contare su una capacita’ di adattamento e soprattutto sulla rete di operatori locali qualificati e sensibili alle necessita’ delle comunita’”.

Proprio grazie al personale locale del Cisp – che numericamente spesso supera quello degli operatori italiani – la riorganizzazione diventera piu’ semplice. “Nel rispetto delle nuove misure adottate dai governi abbiamo ad esempio dovuto rimodulare la distribuzione di cibo, dato che comporta assembramenti” dice De Luca. “Inizialmente le persone non sempre comprendono il perche’ di certe azioni quindi e’ fondamentale poter contare su persone cui sia riconosciuto un ruolo all’interno della comunita’, che spieghino le circostanze attuali, come in questo caso la pandemia”.

Il direttore osserva che la frustrazione delle comunita’ piu’ svantaggiate e’ anche dovuta alle restrizioni imposte dai governi sulla mobilita’ e sulle attivita’ economiche, che impediscono “tutti quei lavori informali – come i banchetti in strada o le prestazioni occasionali – che rappresentano l’unico modo per milioni di persone di sopravvivere”.

Attivando la rete di piccoli produttori sul territorio, Cisp sta riconvertendo tante attivita’ per produrre dipositivi di protezione utili a contenere l’epidemia e al contempo “garantire una fonte di reddito, mitigando l’impatto delle restrizioni e quindi contenendo le violenze”.
Perche’ in Africa, sottolinea De Luca, “spaventa l’epidemia di coronavirus per la fragilita’ dei sistemi sanitari ma anche la fame e le tensioni sociali che il lockdown causeranno”.

La parola d’ordine per il mondo della cooperazione diventa quindi ““, come ribadisce il direttore di Cisp: “Bisogna rimodulare le attivita’ in base alle esigenze concrete e ai contesti. Questo pero’ sempre in collaborazione con le autorita’ locali che non vanno delegittimate nel loro ruolo di ‘manager’ della crisi, bensi’ vanno affiancate e sostenute, con spirito di iniziativa e soprattutto inventiva”.

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