VIDEO | Coronavirus, giovani notai: “Bonus 600 euro per ‘mandare avanti la baracca’”
"La maggioranza dei 353 colleghi che hanno fatto richiesta di accesso è composta da neo-notai", spiega alla Dire Alberto Chiosi, presidente dell'Associazione italiana giovani notai Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
NAPOLI – “La maggioranza dei 353 colleghi (in Italia i notai sono oltre 5mila, ndr) che hanno fatto richiesta di accesso al bonus di 600 euro è composta da neo-notai, tendenzialmente giovani, che nel 2018 – anno di riferimento per la sussistenza dei requisiti – hanno aperto il proprio studio dopo aver avuto la nomina. Questi colleghi si sono trovati in una situazione di affanno perché quando avviamo l’attività non troviamo una clientela pronta, ma al contrario, prima di consolidare la posizione, dobbiamo compiere una serie di sforzi anche economici: il fitto degli studi, i macchinari, i dipendenti”. Lo spiega alla Dire Alberto Chiosi, presidente dell’Associazione italiana giovani notai (Asign).
Tra i requisiti che giustificano il beneficio non c’è solo quello del reddito complessivo per il 2018 non superiore a 35mila euro, ma anche quello del reddito complessivo per il 2018 tra i 35mila e i 50mila euro e danni economici a causa del coronavirus di almeno il 33%. Alla luce di questo, sottolinea Chiosi, “sono 700 circa i colleghi” che potrebbero ulteriormente essere interessati dalla misura.
“Capisco lo stupore – ammette – e sui social questa notizia è rimbalzata”, ma quello che genera questo tipo di reazioni secondo il presidente dei giovani notai è probabilmente la poca conoscenza della realtà della professione perché “il quadro già fotografato dalla nostra Cassa previdenziale dal 2016, con circa l’11% degli appartenenti alla categoria con un reddito netto mensile inferiore a 2mila euro”. Tra gli ‘indignati’ c’è anche “il senatore del M5s Emanuele Dessì che ha osservato di aver fatto bene a non studiare perché sarebbe stato comunque un morto di fame visto che anche i professionisti, tra cui i notai, hanno chiesto questo famoso bonus”. Questa condotta, attaccano i giovani notai, “dimostra che, a dispetto del ruolo che si ricopre e della responsabilità politica che si assume, non si conosce per nulla il tessuto economico e sociale nel quale si è – paradossalmente – chiamati a legiferare”.
“I 600 euro – chiarisce Chiosi – non risolvono, e vale per tutti i professionisti, il mese di spese che continuiamo ad avere. Credo, però, che chi ne ha fatto richiesta, oltre ad essere certo di avere i requisiti, lo ha fatto per una situazione di necessità e per poter risolvere parzialmente alcuni problemi di liquidità. Noi come associazione, soprattutto a favore dei colleghi più giovani, ci siamo attivati immediatamente per cercare di tamponare questa situazione di spese in assenza di entrate ottenendo anche la sospensione dei canoni di alcuni software per la gestione del lavoro”.
Ci sono poi anche i dipendenti degli studi notarili per i quali “molti di noi – ammette – sono stati costretti ad attivare la cassa integrazione per sopperire sempre alla mancanza di entrate”. L’ottica del bonus per Chiosi nasce in definitiva “dall’esigenza di ‘mandare avanti la baracca’ cercando di far fronte all’emergenza ricorrendo, in presenza dei requisiti, a tutti gli strumenti possibili”.
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