VIDEO | Coronavirus, medico camerunese: “L’Africa può farcela”

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Il presidente Amci, Mbissoko: "I governi dell'Africa devono investire nella sanità, cominciando dall'informazione e dalla sensibilizzazione" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – “L’Africa ha un vantaggio temporale perché può far affidamento sull’esperienza e le risposte messe a punto da altri Paesi già duramente colpiti dal Covid-19″: così all’agenzia Dire Jean Paulin Mbissoko, presidente dell’Associazione dei medici camerunesi in Italia (Amci).

TEMPO ED ESPERIENZA DALLA PARTE DELL’AFRICA

Secondo il dottore, direttore sanitario in servizio a Parma, alla guida di una rete che conta una cinquantina di membri e che mantiene quasi quotidianamente rapporti con i colleghi nel Paese d’origine, l’augurio che nella regione subsahariana il numero di contagi e di decessi causati dal nuovo coronavirus possa restare relativamente basso è confortato da più circostanze.

“La prima è che l’impatto avuto dalla pandemia ad esempio qui in Italia è stato dovuto al fatto che siamo stati presi di sorpresa, non eravamo pronti e non c’era una terapia certa” sottolinea Mbissoko.

L’Africa ha poi il vantaggio che alcune cure possibili sono state definite: la malattia è nuova, insomma, ma il mondo scientifico sta studiando e ha già scoperto molte cose”.

Stando alle rilevazioni degli esperti americani della Johns Hopkins University, nel continente i casi di contagio accertati hanno superato i 20.000 nel fine-settimana scorso. Più di mille i decessi, registrati soprattutto in Egitto, Marocco, Algeria e Sudafrica.

Secondo Mbissoko, al di là di questi numeri il continente sembra poter fare tesoro di esperienze e buone pratiche che altrove si stanno già diffondendo. “Sappiamo che con l’utilizzo della clorochina o da ultimo del plasma contenente gli anticorpi si riesce a gestire la situazione” sottolinea il dottore: “Diventa così possibile evitare l’ultimo stadio, quando serve la rianimazione, un tipo di servizio rispetto al quale l’Africa non è ancora all’altezza”.

L’idea, d’altra parte, è che sia necessario puntare il più possibile sulla prevenzione. “L’educazione all’igiene e alla sanità pubblica sono l’aspetto chiave” dice Mbissoko. Convinto che il percorso sia in qualche misura parallelo a quello che va intrapreso e perseguito rispetto a un’altra malattia, della quale oggi si parla poco ma che nel continente continua a fare strage, quasi 400.000 vittime l’anno.

“In Camerun e in altri Paesi la malaria resta un’emergenza” dice Mbissoko: “I governi dell’Africa ora devono investire molto nella sanità, cominciando dall’informazione e dalla sensibilizzazione“.

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