VIDEO | Diabete, Lenzi: “Con l’aumento di casi e costi il Sistema sanitario nazionale rischia il botto”

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Se ne è parlato nel corso della conferenza stampa 'Il controllo della glicemia nei pazienti diabetici: dalle risposte dell'innovazione a quelle della politica sanitaria', organizzata da Altis

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ROMA – “La pandemia da Sars-CoV2 ci ha dimostrato che le persone con diabete e obesità sono state le più colpite: quello che temevamo si è rivelato, per questo dobbiamo agire in fretta, a partire dalla parte politica. Anche perché nessun servizio sanitario può reggere l’aumento delle complicanze e dei casi di diabete: il nostro SSN rischia di fare il botto. Al tempo stesso abbiamo nuovi strumenti diagnostici e di monitoraggio, ai quali pero’ mancano le parti infrastrutturali: ancora una volta parliamo di SSN, che va rafforzato nelle sue strutture e nelle piattaforme in uso per gli stessi medici”. A dirlo e’ il Professor Andrea Lenzi, Ordinario di Endocrinologia presso l’Universita’ di Roma La Sapienza, Policlinico Umberto I, nel corso della conferenza stampa ‘Il controllo della glicemia nei pazienti diabetici: dalle risposte dell’innovazione a quelle della politica sanitaria’, organizzata da Altis.

LENZI: “SOCIALITÀ DELLE RISORSE ANCHE NELLA GESTIONE DEL DIABETE”

“Venerdi’ scorso la presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen ha detto, all’inaugurazione dell’anno alla Bicocca, che forse l’Europa sara’ l’unica che si salva perche’ mette un po’ di socialita’, il metter a fattor comune le risorse e le capacita’ nel sistema. Ecco, un po’ di saggezza sembra gia’ quello che serve, per evitare l’insostenibilita’ dei costi del SSN ma soprattutto per rivoluzionare l’approccio nella gestione di una patologia come il diabete. Aggiungo che la non governabilita’ di questa patologia ha comunque un costo piu’ alto ma e’ importante riuscire ad intervenire nell’approccio, nell’empowerment del paziente, nella capacita’ di intervento innovativo delle istituzioni e nell’innovazione sociale”, aggiunge il Professor Andrea Lenzi. “In medicina abbiamo sempre davanti delle proiezioni, cercando di prevenire la patologia e gestire cio’ che non e’ possibile prevenire. Nel caso del diabete si e’ riusciti a trarre vantaggio conoscitivo da una storia della ricerca e della medicina molto lunga, approfondita, a partire dal riconoscimento del diabete mellito, e dalla scoperta dell’insulina. Adesso ci troviamo di fronte a dei farmaci straordinari in un contesto demografico in cui la malattia e’ arrivata a colpire persone meno abbienti ma proprio per questo cambiamento epocale non possiamo perdere la capacita’ di dotarci di sistemi di monitoraggio intelligenti ed innovativi. Non possiamo perdere quel buon senso e quella socialita’ delle informazioni e delle risorse di cui ha parlato anche Von der Leyen”, ha concluso Lenzi.

LENZI: “NON DOVREMMO ASPETTARE LA PANDEMIA PER MIGLIORARE LE CURE”

“Non ci sono ancora autostrade informatiche ed infrastrutturali per migliorare la digitalizzazione della medicina e delle patologie specifiche di monitoraggio continuo, come il diabete. Ci sono diversi progetti del Recovery Fund che mireranno ad ottimizzare la digitalizzazione ma non dovremmo attendere una pandemia per intervenire con risorse e progetti su una patologia cronica così impattante. Senza dover guardare necessariamente all’esterno, per agire, dobbiamo evidenziare che anche all’interno del sistema esistente di asl e di medicina territoriale, complessivamente, mancano gli strumenti di intervento a distanza con il paziente”.

PETRANGOLINI: “NECESSARIO UN COINVOLGIMENTO ATTIVO DEL PAZIENTE”

“Non esiste una possibilita’ della gestione corretta del diabete senza un coinvolgimento attivo del paziente. Ancora di piu’: il fatto che il paziente prenda in mano la propria malattia riguarda in realta’ tutte le patologie croniche, ma in particolar modo il diabete. Nella condizione in cui ci troviamo ora, nel pieno dell’epidemia, i dati ci dicono che le persone colpite fortemente dal Covid sono diabetiche. Al tempo stesso, da febbraio ad oggi come ha evidenziato la survey della ricercatrice Isabella Cecchini di IQVIA, molti pazienti hanno rinunciato alle visite per paura di contagiarsi e questo ha disarticolato anche la maggiore consapevolezza del paziente sulla propria malattia”, ha affermato Teresa Petrangolini, direttrice del Patient Advocacy Lab, presso l’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore, intervenendo nel corso della conferenza stampa. “Si è inoltre parlato molto di telemedicina in questi mesi e anche di disomogeneità delle cure nelle regioni: il ministro Speranza ha promesso diverse risorse per rafforzarla ma serve intervenire anche per consentire l’accesso eguale alle cure a tutti i pazienti a seconda della regione in cui vive. Non è possibile- ha concluso- che alcuni pazienti vivano in contesti in cui non hanno modo di avere un monitoraggio avanzato pur avendone diritto”.

GENOVESI: “LE NUOVE TECNOLOGIE DI MONITORAGGIO RIDUCONO STRESS E COSTI”

“Per un paziente diabetico la misurazione della glicemia è una delle attività più stressanti, per questo le nuove tecnologie che consentono le misurazioni da remoto risolvono il problema dello stress da monitoraggio della malattia ma riducono anche le problematiche legate all’ipoglicemia”, spiega il professor Stefano Genovesi, responsabile dell’Unità di diabetologia, endocrinologia e malattie metaboliche all’ospedale Monzino.

“Non solo: secondo le linee guida nazionali, i pazienti con diabete di tipo 2, soprattutto, devono utilizzare gli strumenti di misurazione da remoto perché con il monitoraggio ‘flash’ – cosi’ viene chiamato – si riducono ospedalizzazioni, complicanze, costi dal punto di vista del SSN ma anche dello stesso paziente. Costi che naturalmente all’inizio sono sbilanciati: il monitoraggio flash– ha spiegato Genovesi- è più oneroso rispetto alla striscetta e al pungidito ma nel tempo contribuisce al distress e al benessere complessivo della persona. Un paziente molto giovane una volta mi disse che il vecchio sistema di monitoraggio e il nuovo ‘flash’ può essere paragonato ad una serie di diapositive, una serie di foto in sequenza ma interrotte, e un film, in cui il flusso delle immagini scorre senza interruzioni”.

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