VIDEO | Faroni (Aiop Lazio): “Pronti a collaborare su tamponi e test”
- Michela Coluzzi
- 14/04/2020
- Lazio, Sanità
- m.coluzzi@agenziadire.com
"Nel periodo di emergenza ci siamo resi disponibili con 670 posti letto" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – In vista dell’imminente ‘fase 2’, dalla sanita’ privata arriva una proposta di collaborazione nei confronti delle istituzioni e in particolare della Regione Lazio. A spiegarlo all’agenzia Dire e’ Jessica Faroni, presidente di Aiop Lazio: “La Regione Lazio ci ha chiesto fin da subito di mettere a disposizione dei posti letto e siamo riusciti a mettere su un sistema che prevede ospedali che hanno i Covid che ospitano pazienti Covid non gravissimi e altri che ospitano coloro che necessitano di terapie intensive di cui sono dotate quelle strutture”. Ora “quello che chiediamo invece e’ di poter collaborare insieme al fine di effettuare i tamponi. Come Aiop abbiamo promosso questa battaglia da subito perche’ ci siamo resi conto, soprattutto vedendo quello che succedeva al Nord in Cina e in Corea, zone in cui il virus era stato quasi totalmente debellato che l’unico sistema era effettuare tamponi a tappeto su tutta la popolazione. Qui abbiamo avuto grandi difficolta’ all’inizio di questa pandemia. Gli operatori sanitari dovevano, all’inizio dell’emergenza, rimanere a contatto con i pazienti anche dopo aver avuto contatto con altri soggetti Covid e dovevano rimanere 14 giorni sul posto di lavoro o sino a quando non avevano dei sintomi conclamati. Ripeto questo stato di cose non e’ dipeso dalla Regione ma da un decreto ministeriale. Ci siamo battuti come leoni in questo senso proprio perche’ avevamo recepito e compreso che questo era stato il principale problema del contagio che si e’ diffuso in Lombardia”.
Quindi, aggiunge Faroni, “nella seconda fase per noi e’ importante sia aumentare il numero e la tempestivita’ con la quale vengono effettuati tali tamponi. Siamo stati anche i primi a proporre i test sierologici che funzionano se governati. Sono due i tipi quelli su ‘dito’ e quelli che fanno un dosaggio quantitativo dell’immunoglobuline e misurano le EGM e le EGG. Il tampone serve a misurare l’Rna del virus quando dunque il virus e’ all’interno delle mucose mentre gli anticorpi si positivizzano a 5 o 6 giorni. Tutti questi esami hanno senso se effettuati sotto un governo globale. Il modello vincente e’ quello della Regione Toscana che indirizza i laboratori sul prezzo da imporre e ha previsto una procedura nel caso in cui si riscontri una positivita’ al Covid-19 . Il laboratorio a quel punto deve notificare all’ente predisposto affinche’ il dato epidemiologico non venga perso. Questa lotta contro il Coronavirus e’ di tempestivita’ e non pensiamo poi che nella ‘fase 2’ il virus ‘lavori di meno’. Dobbiamo essere piu’ veloci noi a scovare dove si trova. Tamponi e test veloci sono gli strumenti in grado di salvarci soprattutto penso al personale sanitario e ai pazienti che arriveranno negli ospedali. I tamponi per il personale poi non vanno fatti una tantum ma vanno ripetuti se si torna a contatto con pazienti Covid”.
FARONI: “NOI I PRIMI AD ACQUISTARE TEST SIEROLOGICI”
Faroni poi rivendica la scelta fatta all’interno delle proprie strutture: “Noi siamo stati i primi anche quando lo Stato diceva il contrario ad acquistare test sierologici e li abbiamo somministrati a tutto il nostro personale perche’ ritenevamo che in qualche modo si dovesse proteggere sia il lavoratore che il paziente. Quindi mi sento di dire che il fatto che non siamo diventati dei focolai e’ anche grazie a queste misure che abbiamo scelto da soli di attuare. Va poi aggiunto che c’e’ stata la sinergia anche con qualche Asl illuminata come quella di Frosinone che ha effettuato tamponi a tutto il personale e ai degenti”.
IL CASO DELL’RSA CITTA’ BIANCA DI VEROLI
C’e’ stato poi il caso della Rsa Citta’ Bianca di Veroli, a Frosinone, che fa capo al suo Gruppo InI, dove grazie ai test fatti a tutti i presenti si e’ scoperto che i due terzi dei pazienti era affetta da Coronavirus e’ si e’ potuto cosi’ intervenire per tempo: “Il ministero della Salute e Iss prevedevano che non potessero essere somministrati i tamponi a tutti. È stata proprio la Asl, quando gli abbiamo rappresentato il fatto delle Rsa in Lombardia dove non erano state fatti i tamponi a tappeto e dopo aver avuto i primi casi dei focolai, che questo poteva accadere anche da noi e a quel punto e’ stata la stessa Asl di Frosinone che ha deciso di estendere i test a tutti. Un gesto di grande responsabilita’ nei confronti delle persone. Dai primi dati abbiamo scoperto che i pazienti della Rsa quasi tutti erano positivi, 60 positivi su un totale di 97 e i sintomatici erano solo 2. Abbiamo deciso dunque di lasciarli nella Rsa, istituendo una Rsa Covid in accordo con la Asl e la Regione in quanto asintomatici e li abbiamo comunque trattati con i farmaci. Tutto questo lo abbiamo deciso soprattutto per non intasare altri ospedali che cosi’ possono accogliere quei pazienti che necessitano di ospedalizzazione. È chiaro poi che in strutture del genere se c’e’ un infetto tutti rischiano di infettarsi, e per questo vanno diagnosticati quanto prima. Tra l’altro il problema e’ anche morale cioe’ di isolare nelle stanze tutti questi soggetti ma per quanto triste e necessario per salvaguardarli. Il discorso della gestione dei pazienti in Rsa in questo periodo di pandemia va discusso coralmente. Anche perche’ indossati in modo adeguato i Dpi e’ molto difficile si pensi ad esempio a pazienti affetti da demenza. Dovremmo fare delle linee guida corali. I posti Covid messi a disposizione dalla Aiop Lazio sono in totale 670 anche perche’ ci siamo resi conto che e’ una malattia lunga sia nella gestione della fase acuta e sia post acuta, che e’ una fase soprattutto riabilitativa. È difficile che il paziente guarisca presto e possa tornare a casa. Il periodo di convalescenza e’ lungo, per questo abbiamo posso in atto un piano di riabilitazione post Covid anche per non sovraccaricare gli ospedali. È molto utile il piano della regione Lazio che previsto per il trattamento a domicilio dei pazienti”.
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