VIDEO | Fase 2 per le grandi aziende di Roma, la parola d’ordine è cautela
- Mirko Gabriele Narducci
- 04/05/2020
- Lazio, Roma
- m.narducci@agenziadire.com
Gli uffici restano chiusi al pubblico e prevale lo smart working Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – A Roma le grandi aziende ripartono, ma con cautela. È un 4 maggio di riapertura all’insegna della gradualità per il motore economico della Capitale, con molti dipendenti ancora in smartworking e gli uffici con presenze contingentate tra chi non ha mai chiuso o sospeso le attività, come Leonardo S.p.A., la tredicesima più grande impresa di difesa del mondo e la terza più grande in Europa, e chi, come Acea, ha sempre garantito gli interventi sulle proprie reti durante il lockdown da coronavirus. L’agenzia Dire è stata oggi in ‘sopralluogo’ nelle basi operative di alcune delle principali aziende romane.
Poco movimento di fronte alla sede romana dell’Enel in viale Regina Margherita, dove per l’avvio della fase 2 l’azienda, per assicurare lo svolgersi delle attività lavorative in sicurezza, sta riattivando per alcuni dipendenti la modalità di lavoro in presenza. Si procede con attenzione: il rientro nelle sedi riguarderà al momento i soli lavoratori per i quali sussiste un’esigenza per motivi di servizio, e avverrà secondo apposite misure di accesso, distanziamento e protezione che saranno comunicate alla singola persona. I lavori e gli interventi sulla rete elettrica non si sono mai interrotti, in quanto considerati essenziali.
Ferrovie dello Stato, 83.000 dipendenti in tutto il Paese, per quanto riguarda gli impiegati continuerà a spingere molto sullo strumento del telelavoro anche nella fase 2: la sede romana di via Morgagni è semideserta, e il personale con mansioni d’ufficio resterà in smartworking, in linea anche con le richieste del Governo e con quanto stabilito nell’ultima ordinanza della Regione Lazio. Saranno in pochi, dunque, a tornare a lavorare fisicamente in sede.
Nelle giornate di lockdown, come detto, non si sono mai fermate le attività produttive di Leonardo Spa, società molto attiva e presente a Roma in quei settori come elettronica, spazio e cybersecurity che animano la Tiburtina Valley: dagli elicotteri all’elettronica per la difesa, dai velivoli alle aerostrutture fino al settore spaziale (come ad esempio il Centro del Fucino), i lavoratori hanno operato applicando tutti i protocolli e le normative in materia di tutela della salute dei dipendenti. Discorso diverso per i settori diversi dal manufatturiero: qui Leonardo ha messo in modalità di lavoro remota il 40% circa dei suoi 28mila dipendenti italiani, la gran parte dei non addetti alle attività manifatturiere. La sola divisione cybersecurity, per fare un esempio, ha operato all’85% in smartworking. Da metà maggio, comunque, è previsto un graduale e alternato rientro nelle sedi per i lavoratori in smartworking, anche sulla base di specifiche esigenze operative.
Anche nella sede di TIM a corso d’Italia, come nel resto delle strutture della società sul territorio nazionale, si tornerà a scaglioni, in base a un protocollo d’intesa siglato lo scorso 29 aprile con le organizzazioni sindacali proprio per la fase 2, contenente delle linee guida elaborate con la collaborazione e la supervisione scientifica del professor Roberto Burioni. L’accordo delinea un percorso che vede al centro la tutela della salute dei dipendenti, con un piano che consiste in un rientro a doppia gradualità: sia organizzativa, con le funzioni di indirizzo controllo e governo aziendale, che territoriale, con la riapertura prima delle sedi del Centro-Sud Italia e poi di quelle situate al Nord. Rispetto alla fase 1, in cui circa 36.000 persone hanno lavorato a distanza in lavoro agile e circa 11.000 hanno assicurato il lavoro on field (prevalentemente tecnici), nella fase 2 ricomincerà un campione di 8.000 persone delle 36.000 in smartworking, numero che gradualmente aumenterà fino a raddoppiare.
La fase di rientro in Telecom sarà inoltre accompagnata da una specifica indagine conoscitiva di natura sanitaria che prevede, su base volontaria, l’effettuazione di test sierologici anticorpali volti a verificare il grado di immunità al Covid-19 sotto la guida scientifica del prof. Burioni, e interesserà progressivamente la popolazione aziendale a partire dal personale tecnico e dei negozi.
TIM ha previsto un piano dettagliato. Per chi rientrerà sono previste numerose procedure, come la distribuzione di dispositivi di protezione individuale a tutti i dipendenti – come già avvenuto finora per il personale tecnico on field e quello dei negozi, a contatto diretto con la clientela; la rilevazione della temperatura corporea in fase di ingresso nella sede; l’identificazione e ‘bollinatura’ delle postazioni di lavoro utilizzabili per assicurare il distanziamento; la regolamentazione dell’utilizzo degli spazi comuni e percorsi predefiniti attraverso apposita segnalazione; l’estensione della flessibilità in ingresso/uscita e soluzioni per evitare assembramenti in ingresso; la definizione degli interventi sugli impianti di aerazione; l’incremento della pulizia giornaliera con specifici prodotti disinfettanti di postazioni di lavoro e superfici di contatto e interventi di sanificazione profonda nelle sedi più critiche; la sanificazione delle navette, con regole per un uso distanziato.
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