VIDEO | La manager al vertice di Ey Italia: “Nel Paese le norme di genere sono spesso di maquillage”
- Silvia Mari
- 14/07/2020
- Donne
- s.mari@agenziadire.com
ROMA – “Per anni ho subito che non mi chiamassero avvocato o che mi considerassero la segretaria del professore”. Il suo lavoro di oggi, come Managing Partner dell’area Tax & Law di EY in Italia, è “coordinare oltre 600 professionisti, di profilo internazionale, che si occupano di fisco e tematiche legali, è un ruolo direi ‘maieutico’. Noi professionisti siamo tutti ‘prime donne’, anche gli uomini, e gestire avvocati e fiscalisti è una delle cose più difficili che esistano”. A raccontarsi per lo Speciale ‘Donne al comando’ di DireDonne è l’avvocata Stefania Radoccia, che di recente ha assunto anche il ruolo di responsabile Mercati dell’area Med di EY e una delle prime donne in Italia al vertice di una law firm, uno “studio da 120 milioni” di euro di fatturato.
La sua carriera, fin dalla formazione – il liceo classico e la laurea in giurisprudenza alla Sapienza di Roma – è stata ispirata dall’idea di “farsi valere, competitiva e determinata anche grazie alle esperienze sportive. Ho giocato a pallamano in serie A e fatto equitazione ad alti livelli” ha ricordato. Un bagaglio di determinazione che viene da una famiglia materna di donne molto autonome, con una nonna nata nei primi del 900 e laureata, e da una famiglia paterna invece più tradizionale. Con un episodio a segnare una svolta, legato alla prima comunione, quando “i soldi per me – regalati dalla nonna paterna con una mentalità legata a una certa cultura – erano esattamente la metà di quelli per mio cugino. Ho pensato che non fosse possibile tollerare queste cose nella vita e ho iniziato a pensare di essere una persona, di non dover faticare di più degli altri per ottenere le stesse cose”.
Non è mancata nel corso dell’intervista un’osservazione generale sulla condizione femminile nel mercato del lavoro italiano. “I temi di genere in Italia e i provvedimenti normativi sono spesso di maquillage. L’Ispettorato del Lavoro in un’indagine di quest’anno- per fare un esempio- ci dice che le dimissioni delle donne nei primi anni di vita dei bambini sono aumentate, da 25mila nel 2018 a oltre 37mila nel 2019″, per non parlare del “gender gap e da una ricerca di Eurostat emerge che ci sono 8 punti di differenza tra le dirigenti donne e uomini, che salgono a 10 sotto la dirigenza”.
Le donne hanno un problema con il potere? “Certo. Le donne non si sono mai occupate culturalmente del potere. Molte ritengono che i temi soft siano più consoni alle donne, io invece penso che il potere sia utile che lo gestiscano le donne – come hanno dimostrato i governi a guida femminile sotto pandemia – e molte ricerche dicono che se ci fossero più manager donne aumenterebbe il Pil e le aziende sarebbero gestite meglio. La leadership femminile non è più accogliente di per sè, ma ha uno stile che la contraddistingue. Il potere è finalizzato al bene e all’unione, non è niente di negativo ed è uno strumento- ha concluso- che serve al benessere collettivo”.
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