VIDEO | Sarà un’estate senza musica dal vivo. I concerti? Non prima del 2021
- Adriano Gasperetti
- 17/04/2020
- Costume e Società
- a.gasperetti@agenziadire.com
ROMA – “Sara’ un’estate senza musica. Lo dico anche alla luce delle indicazioni degli scienziati che vanno verso un’unica direzione. È impossibile far combaciare l’aggregazione con il distanziamento. Noi siamo aggregatori, il pubblico ha bisogno di gioire, di cantare. Se uno canta manda fuori le goccioline di saliva. Non sto dicendo cose gradevoli, ma la priorita’ e’ la salute. Stiamo tenendo botta, stiamo riprogrammando i concerti”. A parlare all’agenzia Dire e’ Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, in merito al futuro della musica dal vivo. Un settore che sta soffrendo particolarmente l’isolamento dovuto al rischio di contagio da coronavirus.
Gli eventi previsti in questi mesi e nei prossimi sono stati (quasi) tutti rinviati o cancellati e pensare al futuro oggi risulta abbastanza complicato: “C’e’ chi li ha riprogrammati a distanza di un anno e chi in autunno prossimo, sulla base del mese precedente, quando non c’era chiarezza sullo sviluppo della pandemia. Una eventualita’ che potrebbe avverarsi, ma solo se a giugno ci sara’ il vaccino”.
La musica dal vivo tornera’ a primavera del 2021. Ne e’ convinto Vincenzo Spera. Per conoscere i tempi esatti per la ripartenza, dopo lo stop dovuto al rischio di contagio da coronavirus, secondo Spera servirebbe “Aladino. Presumibilmente, a voler essere realisti, si potrebbe ricominciare per la primavera del 2021. È un punto di vista- spiega all’agenzia Dire- che nasce dallo stato attuale dei fatti. Puo’ essere pero’ che ci sia una diversa evoluzione, piu’ positiva, e che si trovino modalita’ per ripartire prima”.
SENZA CONCERTI PER UN ANNO PERDITA 600 MLN
Uno stop da 600 milioni. Senza considerare l’indotto, che vale almeno il doppio. Quella che si profila e’ un anno senza musica per il nostro Paese e costera’ caro al settore. A spiegarlo e’ il presidente di Assomusica: “Ogni anno fatturiamo circa 600 milioni di biglietteria e questo ci pone al sesto posto della classifica mondiale della musica live. Vuol dire che produciamo un indotto nei territori che minimo e’ il doppio. In alcune realta’ come i festival di Firenze, Lucca o negli stadi, questo valore viene aumentato. I dati che stiamo fornendo rappresentano una media riferita a realta’ con pochi spostamenti di pubblico ma anche realta’ di citta’ in cui va il 70% rispetto alle presenze. Questo ci fa essere diversi da molti altri settori lavorativi, perche’ creiamo un indotto anche piu’ grande”. Non si resta, pero’, con le mani in mano. “Stiamo gia’ ragionando sul futuro a vari livelli, anche istituzionali, stiamo simulando possibili soluzioni nel momento in cui ci diranno che si puo’ ricominciare”. Inoltre, “se parliamo solo di biglietti, almeno 10 milioni di persone vengono a vedere i concerti, un quinto della nazione. Per non parlare dei concerti gratuiti o replicati nel corso dell’anno nei posti piu’ disparati. Questo e’ un sistema che deve ripartire, magari anche a scaglioni. E perche’ possa partire va detto che servono sostentamenti”.
TUTELARE CHI LAVORA NELLE FILIERE
Il mondo della musica e’ uno di quei settori che piu’ sta vivendo nell’incertezza in questo momento, a causa dello stop dettato dall’emergenza coronavirus. Per Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, oggi “c’e’ molta consapevolezza, voglia di affrontare la crisi in maniera positiva, senza allarmismi o paure- ha detto all’agenzia Dire- Bisogna guardare i dati, per avere consapevolezza e individuare strumenti piu’ idonei per tutti, a cominciare dal pubblico, fino ai lavoratori, agli imprenditori”.
Quando parliamo di musica live, continua Spera, “dobbiamo tenere presente tre aspetti fondamentali. Siamo uno dei pochi settori lavorativi in cui non ci possono essere ritardi. Dietro a questa macchina, molto complessa, ci sono figure professionali importantissime, che riescono a fare miracoli. Ora pero’ siamo preoccupati che queste figure professionali possano restare per strada. Nel momento della ripresa bisogna ricostruire certe figure: il primo problema-conclude Spera- e’ dare tutele a chi nella filiera lavora. E poi c’e’ il rapporto con il pubblico. Fondamentale e’ mantenerlo in maniera rilassata. Infine, ci sono le ricadute sui territori”.
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