VIDEO | Turismo, allarme Cgil a Firenze: “Chiuse l’80% delle strutture”

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Aperto un albergo su cinque e occupato solo il 10% delle camere. Ieri la Cgil in piazza: "Il turismo non c'è più, servono nuovi salvagenti e un cambio di modello" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

FIRENZE – Un grido d’allarme sul “turismo che non c’è più” arriva da Firenze, dove ieri 50 lavoratori di bar, ristoranti, alberghi e musei hanno ripercorso, su input della Cgil, le strade del centro di Firenze per constatare il ‘deserto’ e fotografare la crisi. Si è trattato di un viaggio lungo “le tappe del turismo che non c’è più”, con un chiaro messaggio finale: le richiesta di “prolungare gli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti”. L’iniziativa di ieri, peraltro, è servita ad affermare “ancora una volta che occorre cambiare radicalmente modello di turismo”.

Da via San Zanobi, a San Marco, passando per il Duomo, piazza della Repubblica, Santo Spirito, piazza Pitti, Ponte Vecchio e, infine, piazza della Signoria, per fotografare la crisi che sta attraversando il comparto: “Oggi- spiegano i sindacalisti- solo il 20% delle strutture ricettive, alberghiere e extra alberghiere di Firenze e provincia, sono aperte”. E dove si è deciso di non chiudere “l’occupazione delle camere è al 10%“.

Il punto è che “tra Firenze e provincia ci sono nel turismo circa 30.000 addetti” e “nell’emergenza covid, abbiamo siglato circa un migliaio di accordi con le aziende locali per gli ammortizzatori sociali. Questi ultimi”, legati alla pandemia, “in alcuni casi sono terminati, in altri stanno finendo e già diverse aziende stanno chiedendo di attivare l’uso di quelli ordinari”. Insomma, servono nuovi ‘salvagente’.

Sul nuovo modello da mettere in campo per governare e ridare slancio al sistema, la Cgil, infine, chiede, un “policentrismo culturale”, ma anche la “riconversione produttiva del centro storico“. E’ necessario, inoltre, un “argine agli affitti turistici e la lotta alla rendita”. In questo senso, sul fronte dell’occupazione “occorre risolvere la precarietà figlia prima di tutto di lavoro a chiamata, tirocini e contratti a tempo determinato; affrontare il tema del lavoro povero prodotto dalla diffusione dei contratti part time, delle esternalizzazioni e della mancata applicazione dei contratti nazionali di riferimento; lottare contro l’illegalità e il lavoro nero o grigio”.

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