VIDEO | Vujovic (Ifo): “Raccolta fondi per telemedicina e farmaci a casa per i pazienti oncologici”

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'La forza dei più fragili' voluta dall'unità di crisi del nosocomio e sostenuta dell'Agenzia Dire Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Sistemi di teleconsulto e di telemedicina, linee telefoniche dedicate ai pazienti oncologici nonche’ il progetto di consegna a domicilio di farmaci oncologici e biosimilari. Queste sono le iniziative promosse dall’IFO Istituti Regina Elena e San Gallicano Irccs di Roma grazie alla campagna di crowdfunding “La forza dei piu’ fragili”, promossa dall’unita’ di crisi e dalla direzione strategica dell’IFO e sostenuta dall’agenzia di stampa Dire. Branka Vujovic, direttore sanitario dell’Istituto racconta il lavoro avviato con energia dal nosocomio romano dal lockdown ad oggi e ragiona anche su cio’ che dovra’ essere mantenuto nel futuro.

– È partita la campagna di crowdfunding “La forza dei piu’ fragili”, promossa dall’unita’ di crisi e dalla direzione strategica dell’IFO, Regina Elena, San Gallicano e sostenuta dall’agenzia di stampa Dire. A quali progetti verranno destinati questi fondi e chi volesse donare come puo’ farlo?

“Prima di arrivare ai progetti vorrei raccontare innanzitutto come nasce l’unita’ di crisi. E’ stata creata durante la pandemia da Covid e mette insieme tutte le risorse migliori dell’Istituto a supporto della parte di produzione. E con questo intendo le attivita’ ambulatoriali e chirurgiche. Con orgoglio posso dire l’unita’ di crisi e’ riuscita a supportare i clinici riuscendo a garantire i servizi anche durante l’emergenza. Ci siamo avvalsi delle tecnologie per continuare a garantire un rapporto diretto tra medico-paziente anche da remoto. Proprio facendo questa esperienza che ci siamo resi conto che ci sono nuove modalita’ che dovremo mettere in atto. Ecco che i progetti che beneficeranno dei fondi sono il potenziamento della teleassistenza ma anche la distribuzione dei farmaci a domicilio del paziente oncologico per evitare l’accesso in ospedale. E ancora abbiamo avviato, soprattutto nella fase 1 i consulti telefonici con i nostri specialisti per rispondere ai vari interrogativi posti dai pazienti. Abbiamo capito che era importante far conoscere e sostenere l’attivita’ espletata dall’unita’ di crisi ed e’ per questo che e’ nata l’idea della donazione. Si puo’ donare attraverso un bonifico bancario o accedendo sulla piattaforma dedicata Gofundme. Partiamo dalla convinzione che l’organizzazione e lo sviluppo tecnologico sono gli elementi che aggiungono velocita’ alle risposte di cura che a volte non sono cosi’ rapide”.

– E quindi il nostro Paese e’ pronto a questo cambio di passo, mi riferisco soprattutto alla teleassistenza?

“La teleassistenza e’ una grande opportunita’. In realta’ se ne parla gia’ da tempo, anche prima del Covid. E’ chiaro che durante il lockdown, quando era difficile far colloquiare il medico di medicina generale o lo specialista con il paziente, vi sia stata una accelerazione in questo senso. Vedersi, parlarsi e riprogrammare le attivita’ sono azioni molto importanti in una logica di condivisione. La telemedicina che e’ un cavallo di battaglia anche della Regione Lazio, ci vede parte integrante. Non si tratta di una improvvisazione ma e’ una regolamentazione delle tecnologie, dei processi di formazione, in piu’ per il paziente ha la valenza visita medica vera e propria solo che effettuata a distanza”.

– Siamo nel pieno della fase 2, come si e’ organizzata la vostra struttura? Riuscite a soddisfare tutte le richieste di cura o gli appuntamenti diluiti, pensando agli ambulatori, per mantenere il distanziamento sociale hanno originato delle liste d’attesa?

“La fase 2 e’ caratterizzata da un sentimento condiviso di sentirci piu’ liberi e sicuri. Tante cose sono state dette negli ultimi dibattiti pubblici ma quel che e’ certo e’ che il virus c’e’ ancora. L’Iss, la Regione e anche l’assessore alla Sanita’ della Regione invitano a non mollare e non abbassare l’attenzione sulle possibilita’ di nuovi contagi. Questo e’ il mantra anche all’interno del nostro Istituto. Siamo passati praticamente indenni in questa pandemia ma siamo consapevoli che la seconda fase rappresenta dei rischi. Per questo ci stiamo preparando e informando i nostri pazienti su come recarsi in ospedale anche incoraggiando a prenotare e pagare le visite da remoto. Bisogna venire in Istituto solo per il tempo necessario per sottoporsi a visita medica o al ricovero. Il nostro messaggio e’ di non abbassare la guardia e proseguire ad usare la telemedicina dove possibile. In tal senso ripeto ci stiamo preparando. Continuiamo a contattare i nostri pazienti che sono in follow-up per sapere come stanno e valutarli clinicamente. La direzione e la parte tecnica cercano sempre di supportare e fornire al cittadino le risposte di salute che servono. All’interno dell’Ifo tutto questo e’ tangibile perche’ abbiamo previsto dei percorsi che partono dal domicilio del paziente per capire quando recarsi in Istituto. E quando il paziente arriva in ospedale continuiamo a garantire la sicurezza sottoponendo ogni persona alla misurazione della temperatura corporea, alla saturazione dell’ossigeno e garantendo il distanziamento nelle sale d’attesa. Arriviamo a totalizzare 3mila ingressi nelle giornate lavorative dal lunedi’ al venerdi’ e per questo chiediamo a tutti tanta collaborazione per tutelare la salute di cittadini e operatori. C’e’ sempre l’unita’ di crisi pronta a leggere i problemi e a fornire le soluzioni. Non contiamo solo sulla collaborazione dei cittadini, dei nostri medici, degli infermieri e degli operatori amministrativi per fronteggiare questa seconda fase. Ringrazio l’agenzia di stampa Dire per l’opportunita’ di parlare ai fruitori dei nostri servizi e speriamo di essere all’altezza dell’impegno”.

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Tg Lazio, edizione dell’8 giugno 2020

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