VILLOCENTESI cos’è, come funziona e quando si fa

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La villocentesi è un prelievo di una piccola quantità di tessuto coriale (circa 10-15 mg), che costituisce la parte embrionale della placenta.

Si tratta di una diagnosi prenatale che va ad analizzare la possibile mutazione genetica responsabile dell’alfa talassemia, ovvero una malattia ereditaria del sangue che porta all’anemia, quindi ad una diminuzione dell’emoglobina che, come sappiamo, è fondamentale per il trasporto dell’ossigeno nel sangue.

L’obiettivo di questo esame è quindi quello di verificare che non ci siano anomalie genetiche nel feto.

L’esame si esegue mediante un ago lungo circa 15 cm e la macchina per le ecografie, in modo da poter vedere chiaramente l’ago che entrerà nel tessuto materno. Un secondo ago, più lungo, si occuperà del prelievo di villi.

La procedura potrebbe doversi ripetere più volte, in base alla capacità del medico e alla quantità di villi prelevati.

Un’ora dopo l’esame verrà eseguita una ecografia per monitorare il battito cardiaco del feto. La futura mamma dovrà poi stare a riposo o comunque non sollevare pesi per circa 5 giorni dopo la villocentesi.

Villocentesi quando si fa e quali sono i rischi

Questo tipo di esame non riguarda tutte le future mamme, infatti solo alcune dovrebbero sottoporsi a questa analisi.

Ecco i casi in cui è consigliabile eseguire la villocentesi:

  • donne incinte di età superiore a 35 anni
  • donne incinte che hanno già eseguito la translucenza nucale, riscontrando dei valori anomali
  • genitori portatori di alterazioni cromosomiche
  • casi precedenti in famiglia di alterazioni cromosomiche

È il medico ginecologo a suggerire ai futuri genitori se eseguire o meno questo tipo di esame, in base alle precedenti analisi ed ecografie eseguite durante la gravidanza.

L’esame della villocentesi va eseguito solo ed esclusivamente dopo aver già sostenuto e ritirato le analisi dei seguenti esami:

  • gruppo sanguigno di entrambi i genitori
  • se la madre è RH negativo e il padre ha un altro gruppo sanguigno, la madre deve sottoporsi al test di Coombs indiretto
  • test HIV
  • ricerca dell’epatite B e C (della madre)

La villocentesi si può eseguire tra le 10-13 settimane di gestazione, sempre però dopo aver eseguito la translucenza nucale (o comunemente chiamata oggi bitest). Nel caso in cui il medico dovesse suggerire di eseguire la villocentesi in settimane precedenti a quelle menzionate, significa che i futuri genitori sono già a conoscenza dell’alta possibilità di una malformazione degli arti del feto.

Non ci sono particolari rischi nel sottoporsi a questo esame. Il rischio di aborto è molto ridotto o comunque rientra nelle statistiche legate ai primi tre mesi di gestazione del feto. Le villocentesi eseguite per via transamniotica (placenta posteriore) hanno un rischio abortivo del 2,9%; mentre quelle che non richiedono tale passaggio hanno un rischio abortivo inferiore all’1%.

Si può dire quindi che la procedura non mette a rischio la gravidanza.

Villocentesi risultati

Dalla villocentesi possiamo scoprire se il feto ha delle alterazioni cromosomiche, possiamo capire anche il gene paterno ed eventuali infezioni che possono essere state o meno trasmesse al feto.

La possibilità di un errore è quasi nulla. I risultati della villocentesi sulla ricerca di malattie cromosomiche si ottengono nel giro di 15 giorni.

Villocentesi costo

Nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, l’esame della villocentesi è gratuito per le donne che presentano un rischio di possibili patologie cromosomico-genetiche molto elevato.

Si può anche eseguire in strutture private, in tal caso il costo della villocentesi è tra i 1.000 e i 1.800 €.

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