Violenza donne, Befree: “16 accolte in alberghi da aprile, richieste triplicate”

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Vicepresidente de masi: "Più posti in accoglienza e case rifugio sono priorità" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Ben 16 donne accolte negli alberghi e 14 richieste di ospitalita’ ricevute solo ad aprile 2020, a fronte delle cinque richieste arrivate nello stesso mese dello scorso anno. A due mesi dal via sono questi i numeri del progetto di accoglienza in emergenza per donne che vivono situazioni di violenza nato a Roma grazie alla cooperativa sociale BeFree durante il lockdown, che ha reso la violenza domestica ancora piu’ pervasiva e la fuga da partner maltrattanti piu’ difficile.

Partito a inizio aprile grazie a un piccolo finanziamento della fondazione Haiku Lugano, il progetto ‘Violenza di genere ai tempi del Covid’ durera’ sei mesi, ma dopo due “i 15mila euro della prima fase sono gia’ terminati”, spiega all’agenzia di stampa Dire la vicepresidente di BeFree, Francesca De Masi.

Si tratta di “strutture alberghiere che non possono essere paragonate a case rifugio, ma abbiamo comunque cercato di garantire un supporto tramite le nostre operatrici- racconta- In questo periodo le richieste di ospitalita’ in emergenza sono state talmente tante che, nel solo mese di aprile, abbiamo accolto 16 donne, il corrispettivo di due case rifugio, arrivate con il 1522, le forze dell’ordine o altre associazioni”.

Il numero delle richieste di ospitalita’ ad aprile, quindi, e’ “quasi triplicato- osserva De Masi- Noi abbiamo analizzato il dato in questi termini: le donne nuove che emergono sono quelle piu’ in difficolta’, che non hanno altra via d’uscita. C’e’ stato un calo di donne nuove che hanno chiamato un centro antiviolenza, arrivano quelle maggiormente in difficolta’. E tutte le operatrici stanno facendo un grandissimo lavoro sull’accoglienza negli alberghi, spendendo molta energia”.

Il punto, secondo la cooperativa antiviolenza e antitratta, e’ la cronica carenza di posti in case rifugio rispetto al fabbisogno calcolato in base agli standard minimi fissati dal Consiglio d’Europa. “Per la nostra popolazione dovremmo avere 6mila posti, me ne abbiamo 600- sottolinea la vicepresidente di Be Free- Solo a Roma ce ne vorrebbero 400, ma ne abbiamo una cinquantina, tra centri antiviolenza e case rifugio. Noi ne gestiamo in tutto 15, 5 a Torre Spaccata e altri 10 al centro Maree”.

A tutte le donne “abbiamo fornito i dpi, organizzando la sanificazione di case rifugio e cav, e, rispetto alla convivenza con queste precauzioni sanitarie, non ci sono problemi”, fa sapere. Problemi che invece si presentano “quando le donne non riescono ad uscire dalle case rifugio perche’ sono bloccati gli altri centri di accoglienza.

Noi gestiamo anche una struttura protetta per donne vittime di tratta, tutta piena anche perche’ le donne che dovevano trasferirsi in altri centri di accoglienza e case famiglie sono rimaste bloccate negli ingressi- fa sapere De Masi- È rimasto tutto sospeso a causa del Covid, le case rifugio sono state le uniche a dotarsi di procedure di entrata anche in questo periodo”. La situazione “e’ pesante per questo”.

Allargare i posti in accoglienza e aprire nuove case rifugio per BeFree resta la priorita’, al di la’ dell’emergenza Covid-19.
“Non c’e’ una connessione causa-effetto tra il coronavirus e la commissione atti di violenza- sottolinea la vicepresidente della cooperativa- La violenza e’ qualcosa di strutturale, c’era prima e ci sara’ anche dopo.

Il virus- conclude- ha solo tagliato i margini di azione delle donne, che non hanno avuto la possibilita’ di uscire di casa, e delle istituzioni, che non sono ancora pronte per gestire questa condizione in cui, ad esempio, devono esserci piu’ posti per garantire il distanziamento fisico”.

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