Violenza donne, il primo dirigente della Polizia: “Il bracialetto è utilissimo”

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Di Giannantonio (divisione anticrimine): "A decidere e' l'autorita' giudiziaria" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print Previous Next

ROMA – Non c’e’ storia di stalking, molestia, tentato omicidio ai danni di una donna che non sollevi domande sui famosi dispositivi di sicurezza che conosciamo come “i braccialetti elettronici“. Sono pochi? Perche’ non tutti li hanno nelle misure cautelari? Funzionano? E come? A descrivere questo strumento, intervistato dall’agenzia Dire, e’ il primo dirigente della Polizia di Stato Andrea Di Giannantonio, dirigente della Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria. “Un tema che, proprio in questa emergenza- secondo Di Giannantonio- e’ di grande attualita’ dal momento che tante donne sono costrette a rimanere a casa con chi le maltratta”.

Sono pochi i famosi braccialetti?

Sono 5.724, di cui 2.911 attivi, 98 in corso di attivazione e gli altri disattivati per fine esigenza- chiarisce il dirigente della Divisione Anticrimine- e c’e’ la capacita’ di produrne fino a 1.000 al mese. La societa’ che ha vinto l’appalto e’ Fastweb ed e’ la stessa che li installa. Il periodo del contratto e’ di 3 anni ed e’ iniziato l’1 gennaio 2019. Chi produce il braccialetto e’ l’azienda G4S Monitoring Technologist. Non e’ l’unica sul mercato, ma e’ stata scelta da Fastweb e Vitrociset nell’Ati con cui si sono aggiudicati il bando”.

Domiciliari e misure antistalking. Si tratta di situazioni differenti per le quali esistono due diverse tipologie di braccialetti.

“Nel caso della detenzione domiciliare il dispositivo elettronico ‘Personal identification device’, che viene applicato alla caviglia- spiega Di Giannantonio- trasmette in radiofrequenza a una stazione fissa di monitoraggio che viene installata presso l’abitazione dei domiciliari. Ha una scheda sim 4G connessa a un sistema centrale di controllo. Se non c’e’ copertura di rete puo’ andare anche in adsl. Se la persona infrange i domiciliari, scatta l’allarme presso la sala operativa della Questura o dei Carabinieri”.

Se si prova a manometterlo?

“Parte comunque l’allarme” precisa Di Giannantonio.

Diverso e’ il caso del braccialetto antistalking. Con quello “tracciamo anche il movimento della persona protetta oltre quello del potenziale aggressore che ha sia il dispositivo alla caviglia, come nel caso della detenzione domiciliare, sia una sorta di telefono simil cellulare, di color grigio, anche per rendere piu’ evidenti eventuali manomissioni. Anche la vittima viene dotata di un simil cellulare color nero, che viene definito ‘GS4 Victim Tracking Unit’. Serve chiaramente- precisa Di Giannantonio- il consenso della persona che viene stalkerizzata. Se i due dispositivi si avvicinano scatta l’allarme“. Di braccialetti antistalker installati “ce ne sono attualmente 84 in tutta Italia”. Esiste anche “il domiciliare con il tracking – tipologia antistalker – per quanti, ai domiciliari, hanno magari permessi particolari. Ad oggi ce ne sono 6 in tutta Italia”.

Non ha dubbi Andrea Di Giannantonio sull’efficacia di questo strumento: “E’ un deterrente e uno strumento utilissimo. Se il potenziale aggressore si avvicina troppo alla vittima scatta l’allarme”.

Rimane, come la cronaca documenta, l’incognita se si faccia in tempo ad intervenire prima che l’aggressore faccia qualcosa. Se la vittima di stalking e’ a casa, o per strada, o a scuola a prendere i bambini. Chi decide se dare o meno il braccialetto elettronico?

“L’Autorita’ giudiziaria dispone o meno l’utilizzo di questo strumento. Le forze di polizia si occupano dell’installazione e del successivo monitoraggio” conclude Di Giannantonio.

Non ce l’aveva questo braccialetto il persecutore di Barbara Rauch, 28 anni, accoltellata nell’enoteca che gestiva a Bolzano il 10 marzo 2020, ed era stato sottoposto a fermo. Non ce l’aveva nemmeno Giuseppe Pintus, che aveva ricevuto un ammonimento dopo la denuncia di stalking quando strangolo’ a Villacidro l’ex fidanzata Marta Deligia di 27 anni, nel 2013. O addirittura erano state archiviate le due denunce di stalking dell’oncologa Ester Pasqualoni, uccisa nel 2017 a Teramo dall’uomo che la perseguitava da anni. Come tante altre donne vittime di questa carneficina.

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