L’account Instagram della Maison Valentino è stato attaccato dagli haters dopo la pubblicazione di una foto della nuova campagna Valentino nella quale si è autoritratto il fotografo Michael Bailey-Gates. Un messaggio visuale che è un inno alla libertà di espressione. GQ Italia sostiene i valori presenti in «Change is Good», il manifesto globale redatto e sottoscritto dalle 21 edizioni di GQ nel mondo: la diversità, la gender equality, sustainability, and mental health per noi sono valori fondamentali. Per questo sosteniamo le ragioni di libertà della Maison Valentino e del suo direttore creativo, Pierpaolo Piccioli, che nel numero di GQ in edicola il 14 aprile, ha scritto il Prologo di GQ raccontando la sua idea di bellezza inclusiva.

Ecco il testo in esclusiva per GQ

«Mi viene spesso chiesto di descrivere il mio ideale di uomo o di donna. Un immaginario che rappresenti la Valentino di oggi. Non ho mai una risposta immediata, non riesco mai a mettere a fuoco un’immagine unica. Tanto per cominciare perché l’idealizzazione è qualcosa lontano dal mio modo di guardare alle persone o alle cose. Non esiste una sola bellezza, esiste quello che la bellezza riesce a suscitare, esistono le emozioni, le persone, esiste quell’attimo in cui vedi l’insieme, in cui sei presente e ti senti parte di qualcosa. E allora sì, allora mi viene da definirla la bellezza ed è il potere che hanno certe persone, certe storie, il potere di tenerti inchiodato e senza fiato, il potere dello stupore e del trasporto, quella specie di magia che non capisci bene da dove viene però ti resta attaccata al cuore e ai pensieri. Io sono alla guida di un brand che per anni ha fatto suo lo stilema dell’esclusività, del lifestyle, e chissà magari a suo tempo aveva anche senso così. La moda per tanto, tantissimo tempo è stata il contenuto e il contenitore, dettava i tempi e le regole e poi qualcosa è cambiato. Perché il sistema non era più uno ma molteplici. Perché, per fortuna e nonostante tutto, il mondo evolve e la coscienza delle persone pure e la moda continua a essere il potente comunicatore che è sempre stato, ma ha dovuto cambiare le scarpe per stare al passo. Io sono felice di questo perché ho sempre sperato di viverci in questo futuro. Sono felice perché imparo ogni giorno da quello che mi circonda e mi piace il futuro che vedo o che immagino o che spero, in fondo non c’è differenza».

Cosa può fare la bellezza? Se invece di essere un sostantivo, diventasse un verbo?

«Cosa può fare la bellezza? Se invece di essere un sostantivo, diventasse un verbo? Cosa si può fare con un lavoro come il mio per farla arrivare a tutti questa bellezza? La mia sfida più ambiziosa, adesso, è quella di ri-significare la Valentino mantenendo i codici e il DNA della Maison ma rendendola più inclusiva, equa e finalmente reale. Il presente ha bisogno di identificarsi, di appartenere e al tempo stesso di sentirsi differente, di rischiare e di sentirsi forte. Io ho la fortuna di lavorare nello stesso posto da oltre vent’anni e questo implica che non ho bisogno di esplorare l’archivio per ricercare la bellezza che fu e definire quella che sarà. La bellezza del mio brand è parte delle mie conoscenze, parte delle mie giornate e spesso riaffiora in maniera inaspettata, spontanea. Ne sono testimoni e partecipi i miei collaboratori, il modo in cui abbiamo scelto di affrontare il lavoro per molti aspetti non è convenzionale. Sono interessato alle opinioni di tutti perché tutti hanno qualcosa da dire, tutti apportano e sostengono questa azienda non solo con il lavoro ma anche e soprattutto con il loro coinvolgimento personale, individuale e unico. Ecco ancora un’altra parte di questa bellezza a cui si aggiungono strati e sfumature».

La mia sfida più ambiziosa, adesso, è quella di ri-significare la Valentino mantenendo i codici e il DNA della Maison ma rendendola più inclusiva, equa e finalmente reale

«Ogni giorno persevero nella ricerca di autenticità scegliendo persone che esprimano i valori di inclusività e diversity. La DIVA della Valentino contemporanea infatti, uomo o donna che sia, celebra questi valori. Rappresenta la voce di diversi individui e incarna culture e punti di vista differenti. Il mio intento è quello di dare forza alla Maison attraverso talent internazionali che celebrino diversità e individualità. Io non differenzio il mondo in generi, non l’ho mai fatto, non so nemmeno che significa. Io vedo il mondo nelle persone. Penso che mostrare il romanticismo, la grazia di ogni persona, presentare le loro individualità, sia l’unico modo per trattare femminilità e mascolinità in altri termini. Se non sei inclusivo in questo momento storico, semplicemente non stai parlando del mondo nel quale vivi. Quello che ha contraddistinto Valentino da molti altri brand nella storia della moda è sempre stata la bellezza e l’artigianalità. La bellezza di per sé affonda le sue radici nella diversità. È identità. Non ha niente a che vedere con l’età o con il contesto sociale».

Io non differenzio il mondo in generi, non l’ho mai fatto, non so nemmeno che significa. Io vedo il mondo nelle persone

«Quando vedo indossare le mie collezioni in modo personale, non sempre come io le propongo in passerella, percepisco quel senso di libertà, che mi fa capire di aver fatto bene il mio lavoro. La libertà di espressione e di essere è la parola chiave. Osservando i processi e i rituali dell’Alta Moda, che portano con sé l’incredibile lavoro di sarte professioniste e di sarti che lavorano per ore, mesi, alla realizzazione di una singola creazione, si può facilmente comprendere che c’è molto di più dietro tutta quella bellezza. Ogni storia personale è unica nelle proprie emozioni, nei sogni a dispetto dei ruoli e dei generi. È una celebrazione dell’umanità. Penso che questo sia l’approccio che la moda debba avere oggi. In questo momento c’è un dibattito acceso sulla fine dello streetwear e sul ritorno del formale per l’uomo. Io credo che lo streetwear semplicemente non sia finito. Il formale si è evoluto eliminando quell’attitude bossy che lo ha sempre caratterizzato. Gli uomini sono cambiati e si sentono forse più liberi di rivelare le proprie emozioni senza sembrare deboli. È tutto un gioco di prospettive in un momento in cui questi due mondi non si combattono ma coabitano nel raccontare l’Uomo. La bellezza è grazia. La grazia è qualcosa che non puoi descrivere a parole, è una percezione. Non è esclusiva. È qualcosa che mi tocca nel profondo e che mi dà emozione. Mi fa riflettere sui miei sogni. È una connessione. Stendhal diceva che la bellezza non è altro che una promessa di felicità, e allora rincorriamola, perché ci fa bene farlo e forse è proprio quello a renderci tutti bellissimi.».

La bellezza è grazia. La grazia è qualcosa che non puoi descrivere a parole, è una percezione. Non è esclusiva.