Zaia: “Io offusco Salvini? È un periodo particolare”. E spinge per l’election day il 12 luglio

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Il governatore del Veneto taglia corto sulle lodi della stampa estera ("È solo perchè mi sono occupato del coronavirus") e chiede un giorno unico per le elezioni, prima del ritorno del virus in autunno Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

VENEZIA – Nemmeno l’elogio del ‘Financial Times’, che ha incensato il governatore del Veneto Luca Zaia come “l’eroe politico del coronavirus” e ha ipotizzato un offuscamento della figura del leader della Lega Matteo Salvini, riesce a smuovere il presidente veneto, che nega qualsiasi velleità nazionale e, citando Sallustio, ribadisce più volte che a conti fatti queste notizie lo danneggiano perché “l’invidia viene immediatamente dopo la gloria“.

Insomma, “lasciatemi fuori da queste manfrine“, chiede Zaia, evidenziando che i sondaggi che lo vedono in cima alla classifica di gradimento, sono fatti in “un momento particolare”, e infatti “guardacaso ai vertici c’è chi si è occupato di coronavirus”.

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“IO SONO PER ELECTION DAY A LUGLIO PER TUTTI”

Questa mattina in audizione alla Camera è andato “il presidente Toti”, perché “abbiamo deciso di fare uno per tutti, tanto la posizione è trasversale”. Così il governatore del Veneto Luca Zaia torna sul tema delle elezioni regionali, registrando positivamente l’apertura del ministro agli Affari regionali Francesco Boccia, in merito al voto a luglio. “Il voto a luglio non è una concessione ma un’opportunità, in un Paese in cui si parla di un ritorno del contagio in autunno”, continua Zaia. Ad ogni modo, “io sono per l’election day a luglio per tutti. Ma le Regioni a differenza dei Comuni hanno qualche incombenza in più”, spiega il presidente veneto.

“Dal governo arrivano segnali incoraggianti, a mio avviso è meglio andare prima possibile, si parla del 12 luglio, credo sia una data assolutamente affrontabile”. Dal canto suo “il governo punterà ad una finestra, che potrebbe aprirsi il 12 luglio”. E per quanto riguarda la proposta di eliminare le preferenze, “sarebbe un insulto alla democrazia“, conclude Zaia.

“REGIONI DECIDANO IN AUTONOMIA SU RIAPERTURE”

L’ideale sarebbe che le Regioni avessero uno spazio di azione, per poter individuare strategie e date per la riapertura delle attività che ancora sono chiuse. Questa l’opinione del governatore del Veneto Luca Zaia, che sottolinea come sia “ormai assodato” che le Regioni hanno affrontato l’emergenza con livelli di risposta sanitaria diversi.

“L’interlocuzione con il Governo è assolutamente serena, il governo conosce la nostra posizione, non vogliamo essere irresponsabili”, afferma Zaia spiegando che “il dpcm ci dà un pezzo di stoffa, poi è giusto che le Regioni possano cucirsi l’abito sartoriale“.

Se il governo concedesse libertà d’azione alle Regioni, quindi, il Veneto anticiperebbe le riaperture di negozi, servizi alla persona, bar, ristoranti e anche delle spiagge. “Spero si possa trovare una soluzione, attendere ancora a lungo sembra difficile, fermo restando che i dati epidemiologici ci devono dare conforto, perché se cominciamo a vedere le terapie intensive che salgono in maniera importante sarà chiusura non solo per chi è ancora chiuso ma anche per chi ora è aperto“, conclude il governatore che avverte: “Se non vi mettete la mascherina, vi aspettiamo sulla porta dell’ospedale”.

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“TAMPONI A TAPPETO? BELLO MA IMPOSSIBILE”

Esiste un appello, firmato da 150 personalità scientifiche tra cui anche il virologo padovano Andrea Crisanti, che chiede di effettuare tamponi a tappeto? “Faccio io un appello, ovvero quando si firmano appelli del genere spiegare anche operativamente cosa vuol dire fare tamponi a tappeto”, dice Zaia, precisando di non essere in polemica con Crisanti, che ha sentito anche ieri, ma di voler informare i cittadini in maniera completa e trasparente.

Chiedere di fare tamponi di massa “è come chiedere se si vuole bene alla mamma”, esemplifica Zaia. “C’è qualcuno contrario? No, ma il problema è che bisogna farli”. E facendo ad esempio 100.000 tamponi al giorno (circa 10 volte tanti quelli che si fanno oggi in Veneto), ci vorrebbero 50 giorni per testare tutti i cinque milioni di abitanti veneti. “Ma dopo 50 giorni il quadro epidemilogico è già diverso rispetto a quello registrato”.

Insomma, è sostanzialmente impossibile fare tamponi a tappeto, perché nonostante l’impegno che ha fatto del Veneto la prima Regione in Italia per uso dei test, la capacità di effettuare le analisi è ancora insufficiente. “Noi facciamo 11.000 tamponi al giorno, 12.000 quando va bene, e vedo le difficoltà che ci sono a farli. La stessa macchina che ha Crisanti in laboratorio, che dovrebbe fare 9.000 tamponi al giorno, riesce ad analizzarne 7.000…” conclude Zaia.

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